Come sempre accade, se la condizione di arresto non si sbroglia in breve tempo, il povero malcapitato in terra estera (tanto più se in Stato non comunitario) vede complicarsi la vicenda della sua detenzione.
Ed è quello che si temeva per Alessia Piperno, la blogger che è stata prelevata dalla gendarmeria irachena per essere tradotta in stato di arresto nella prigione di Evin, in Iran. La trentenne non ha commesso alcun reato, se non quello grave per il mondo islamico di documentare la protesta delle donne irachene che rifiutano il velo.
Chiaramente, al di là dei capi di accusa inesistenti per il mondo occidentale, si tratta probabilmente di considerare la donna come oggetto di transazione commerciale con le autorità italiane. Gli iraniani chiederanno una posta alta che la Farnesina sarà costretta a cedere. Come fu nel caso delle sue Simona.
Il pericolo per lei è che possa cedere alla proposta di una confessione finalizzata a dare un avvio al capo di imputazione per far partire il processo giudiziario, quindi le trattative. “Si tratterebbe di una trappola” – ha detto in un messaggio televisivo Kylie Moore-Gilbert, 36enne australo-britannica, ex-detenuta nella prigione di Evin.
l problema per gli iracheni consiste praticamente solo nello stabilire una posta su di lei per avviare i termini di mercanteggio con le autorità del nostro paese – rassicurano gli esperti dalla Farnesina.
Sempre l’ex detenuta in Iran assicura che è decisivo per il buon andamento delle trattative tenere alto l’interesse dei grandi mezzi di comunicazione. Manifestazioni, messaggi, appelli tutto è utile per imprimere una moral suasion che dia alle autorità iraniane un pungolo per risolvere quello che diventerebbe per loro un problema di immagine nel mondo.