È una ragazza a scatenare il caso. Il professore faticosamente cercava di applicare una disposizione ministeriale e una circolare del preside per cui gli studenti non potevano utilizzare il telefono smart durante le ore di lezione. E la ragione è fin troppo intuitiva da comprendere: tutti sanno che collegandosi con i vari tutorial presenti su internet per gli studenti è facile fare “copia e incolla” e cavarsela nei compiti, come nelle interrogazioni.
Ma a chiedere l’applicazione rigida della disposizione concorrevano anche alcuni fatti incresciosi, tipici dei nostri giorni. I ragazzi avevano ripreso il professore di matematica e diffuso le riprese della lezione. Probabilmente presentavano delle note comportamentali curiose.
Il fatto è stato inteso come aggressione alla privatezza del momento o come si dice in gergo: cyberbullismo.
Immediata quindi la richiesta di applicazione rigida del regolamento: tutti gli studenti avrebbero dovuto depositare i loro piccoli insostituibili ordigni che occupano le mani e l’attenzione in una grande contenitore prima di entrare in aula.
È stato in quel momento che una studentessa ha chiesto garanzie. La studentessa si farà come buon avvocato dei diritti. Ha chiesto legittimamente: “chi mi dà garanzia che troverò il mio smart? E se in questa consegna mi fosse trafugato la scuola si impegna ad acquistarne uno nuovo e a consegnarmelo?”
Le ricostruzioni riportano che la ragazza non ha avuto risposta. Davanti nessuna garanzia non c’è nessuna consegna. Alla richiesta imperativa dei professori si è riscontrato un nuovo diniego. Ed è qui che è nato il caso. Gli altri studenti hanno preso la palla al balzo ed hanno rilanciato la stessa questione. Inevitabile la solidarietà iperprotettiva genitoriale, accompagnata forse anche dal timore di p riacquistare ex novo l’insostituibile ordigno.
Ed è stata rivolta. Sicuramente Ettore Majorana non avrebbe mai pensato che in un liceo scientifico a lui intestato ci si sarebbe potuta intestare una protesta per mancata modalità di comunicazione. Lui che decise di smettere di comunicare col mondo.