Riportiamo per intero una lettera aperta indirizzata alla Ministra Eugenia Roccella da Pina Nuzzo, femminista. Un donna che molto si è spesa al fianco delle donne vittime di violenze domestiche, della violenza istituzionale e soprattutto per dare voce a quei bambini allontanati dalle mamme con metodi violenti.
“Gentile Ministra, questa è una lettera che non sarà pubblicata da nessun giornale, ma spero le arrivi ugualmente.
Sarà breve perché la questione la conosce già: continuano a prelevare con la forza i bambini nonostante le condanne della Corte Europea per i Diritti Umani. Una situazione che va avanti da troppo tempo e accumula sofferenza su sofferenza di mamme e bambini.
Assistere a tutto questo è uno strazio, ho cercato di fare qualcosa, soprattutto per sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso i social e con #leombrelline.
L’idea delle donne ‘con un ombrello, il giorno della Luna, intorno a una fontana’ è nata dal bisogno di dare forma alla mia indignazione.
Non potevo stare più a casa da sola, piena di rabbia e impotente. Così ho deciso che sarei andata in piazza e per rendermi visibile riconoscibile ci sarei andata con un ombrello aperto. Anche da sola, anche a costo di sfidare il ridicolo, ma non sarebbe stata la prima volta per una ragione politica. In fondo sono nate così le prime manifestazioni. Sul sito Laboratorio Donnae trova tutte le informazioni necessarie.
Coinvolgere e spostare è il gesto politico più difficile. Farlo a mani nude lo è ancora di più, ma non ho voluto sottrarmi. Avevo l’urgenza di far sapere a quante più donne possibile che il controllo su alcune è un avvertimento per tutte. In giugno ho concluso questa azione politica perché
mantenerla autonoma e gestirla richiede una struttura organizzativa che non ho. Ma soprattutto perché l’azione delle madri si è fatta sempre più visibile e strutturata, per fortuna. Il tempo delle ombrelline, circoscritto, ma intenso ed efficace, si è concluso.
Adesso serve un dialogo, franco e concreto, con le istituzioni per trovare una via d’uscita percorribile in tempi brevi.
Come femminista so bene che nessun partito è dalla mia parte, ma come cittadina credo ancora nelle istituzioni e mi aspetto ascolto, a prescindere dal colore dei governi.
In attesa, le auguro buon lavoro.
Pina Nuzzo, femminista.”
Di Giada Giunti