“Il sistema sanitario del Lazio, nonostante i proclami dell’attuale giunta regionale, non è un fiore all’occhiello. Non esiste soltanto il contrasto alla pandemia. I cittadini laziali in molti casi preferiscono curarsi altrove perché le Asl non riescono a fornire loro servizi efficienti, non sono pronte alla transizione digitale e, cosa ancora più grave, non garantiscono livelli di cura rapidi ed efficaci. A segnalare la fuga dalle Asl è la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti.
La relazione della Corte sottolinea una tendenza allarmante: la fuga dei pazienti verso altri sistemi sanitari, spesso fuori regione, costa 220 milioni di euro. Un sistema sanitario non attrattivo scoraggia anche i giovani medici e i ricercatori, costretti a fare i conti con strutture e metodi di lavoro che sviliscono la professione”. Lo afferma in una nota Luca Ventura, imprenditore del settore edile, candidato alle elezioni regionali del Lazio con la lista “Udc-Verde è Popolare”, a sostegno del candidato presidente Francesco Rocca.
“L’Italia – aggiunge Ventura citando l’Istat – ha subito nel 2020 una perdita netta di 5,4 giovani italiani laureati ogni mille residenti di pari età e livello di istruzione. Restringendo il fenomeno alla sanità e alla ricerca scientifica del Lazio, soltanto nel 2021 abbiamo perso oltre mille giovani tra medici e ricercatori. Roma e il Lazio, contrariamente a quanto decantato dalla giunta regionale uscente, non attraggono chi investe nella propria formazione scientifica. Dopo aver studiato nelle nostre università, i giovani fuggono a causa degli stipendi bassi e per le limitate possibilità di crescita professionale.
La Giunta Zingaretti pensava di risolvere il problema dando 2mila euro in più ogni anno ai ricercatori. Noi riteniamo, invece, che si debba intervenire a livello regionale su alcune priorità: investire in modo strutturale sulla formazione medica specialistica, garantire il miglioramento delle condizioni lavorative del personale sanitario, rendere le nostre Asl competitive dal punto di vista assistenziale e tecnologico, fornire ai nostri studenti università con servizi (inclusi i collegamenti e i trasporti) all’altezza e investire sulla medicina del territorio così da non sovraccaricare gli ospedali”.
Anna Rita Santoro