AGI -” La carta igienica è tossica e inquina? Per il momento i suoi rotoli sono sotto osservazione in tutto il mondo per motivi di sicurezza, perché un recente studio ha stabilito che “la carta igienica dovrebbe essere considerata come una fonte importante di Pfas che entra nei sistemi di trattamento delle acque reflue”.
I Pfas, nella fattispecie, sono sostanze perfluoroalchiliche, dette anche acidi perfluoroacrilici, che appartengono ad una famiglia di composti chimici molto utilizzati dall’industria. Ovvero, acidi forti, resistenti ai principali processi naturali di degradazione. Di fatto, sono “una classe di circa 14.000 sostanze chimiche tipicamente utilizzate per rendere migliaia di prodotti di consumo resistenti all’acqua, alle macchie e al calore” e che possono essere portatori di cancro, complicazioni fetali, malattie del fegato, malattie renali, malattie autoimmuni e comportare altri gravi problemi di salute.”
Dato a dir poco degno di costante attenzione, considerando che, secondo la ricerca,” l’americano medio utilizza 57 libbre di carta igienica all’anno e più di 19 miliardi di libbre di carta igienica vengono “scaricate” ogni anno nei gabinetti degli Stati Uniti.
Lo studio ha analizzato 21 tra i principali marchi di carta igienica nel Nord America, in Europa occidentale, Africa, America centrale e Sud America, senza menzionare nello specifico i loro nomi, ma scoprendo che le sostanze tossiche Pfas contenute nella carta igienica una volta che finiscono “negli impianti di trattamento delle acque reflue probabilmente creano una fonte significativa di inquinamento idrico”.
Il rapporto dell’Università della Florida, sottolinea il Guardian, non ha tuttavia preso in considerazione “le implicazioni per la salute delle persone che si puliscono con carta igienica contaminata”, anche perché non esiste alcuna ricerca su come queste sostanze possano essere assorbite epidermicamente.
“Però vale sicuramente la pena indagare”, afferma David Andrews, scienziato senior dell’Environmental Working Group, organizzazione no-profit per la salute pubblica che monitora l’inquinamento da Pfas. I marchi che utilizzavano carta riciclata contenevano tanto Pfas quanto quelli che non la utilizzavano, al punto che “potrebbe essere che non si possa evitare il Pfas nella carta igienica”, ha affermato Jake Thompson, autore principale dello studio dell’Università della Florida.
“Non c’è fretta di cambiare la carta igienica e non sto dicendo che le persone dovrebbero smettere di usarla o ridurne la quantità”, ha poi aggiunto, ma il punto è che “stiamo identificando un’altra fonte di Pfas e ciò mette in evidenza che le sostanze chimiche sono comunque onnipresenti”.
Tuttavia, sostiene il Guardian, i livelli di Pfas rilevati “sono sufficientemente bassi da suggerire che le sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione per evitare che la pasta di carta si attacchi ai macchinari”, come evidenziato dallo stesso Thompson, anche perché sono spesso usati come lubrificanti nel processo di produzione e alcuni dei prodotti chimici “sono comunemente lasciati sui o nei generi di consumo”.
Secondo lo studio, negli ultimi 150 anni, da quando fu inventata la carta igienica, gli americani hanno sviluppato una insaziabile domanda: una famiglia formata da 4 persone ne consuma in media 45 chilogrammi all’anno o, detto in altri termini, 3,8 rotoli a settimana.
Gaetana Di Lorenzo
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