Ebbene si, in tempi di guerra, succede anche questo, quasi che lo sfruttamento del lavoro altrui fosse la prassi in questo mondo che, troppo spesso, funziona al contrario. L’Ucraina è solo l’ultimo dei terreni sui quali gli avvoltoi (o vampiri…come preferite) planano alla ricerca di quelle notizie che, da soli, non riescono a procurarsi.
“Cari giornalisti. Non produrrò più contenuti gratis per voi. Ho del lavoro da fare. C’è una guerra nel mio paese. Scusate”, così scrive su twitter la direttrice del sito The New Voice Ukraine, Nika Melkozerova palesando il malessere di una intera categoria di reporter che, ha rischio della propria vita vita, lavora sul terreno non proprio comodo di un paese in guerra senza veder ricompensato il proprio impegno.
A fargli da eco anche l’americano Terrell Jermaine Starr, membro di Eurasia Center dell’Atlantic Council, il quale in maniera neanche troppo velata, si scaglia contro chi è sempre pronto a pubblicare video e contenuti giornalistici “In catena di montaggio” passando, in un batter di ciglia, “al prossimo pezzo di lavoro sfruttato”.
“Non vi incoraggiamo a buttarvi sulle immagini sensazionali di carriarmati o esplosioni per favore rimanete più al sicuro possibile, ma di inviare materiali su tutti gli aspetti e gli argomenti di cui vi state occupando. L’Arte Journal non userà il vostro lavoro gratis ma gli daremo grande evidenza in Europa occidentale. Pagherà i diritti per ogni video/film/report che verrà utilizzato, per sostenere il vostro lavoro”, si legge sulla pagina facebook del progetto “Eye on Ukraine”, un grande contenitore di materiale di ogni tipo che, giornalisti, reporter e video maker presenti sul terreno producono e mettono a disposizione, giustamente, dietro compenso.
Oltre che sperare che i grandi network rinuncino a comportamenti da avvoltoi nei confronti dei propri colleghi, invitiamo tutti a sostenere progetti che permettano di svolgere un lavoro fondamentale in scenari di crisi, come quello attuale in Ucraina, in maniera sicura, magari creando delle reti di solidarietà, perchè anche un alloggio temporaneo, un kit di sopravvivenza, dei medicinali o dei mezzi di protezione individuale sono accessori di non trascurabile necessità.
TRISTANO QUAGLIA