Nel libro “Lo Zar di Vetro” di Stefano Caprio, edito da Jaca Book, si legge che le modifiche alla Carta Costituzionale, approvate il 1° luglio 2020, permettono al presidente della Russia di rimanere in carica fino al 2036, ed è anche per questo che ormai il popolo lo definisce Putin l’eterno!
La nazione russa viene comunque percepita “incerta”, “non affidabile”, “instabile”, “fragile”; definizioni sorte dopo la pandemia, le sommosse nelle regioni dell’Estremo Oriente russo e le agitazioni e le rivolte dell’Occidente della “Russia Bianca”, situazioni che adombrano la politica ed i destini dell’attività putiniana. L’influsso della ideologia del presidente russo si percepisce come sovranismo di carattere nazionalistico religioso nella lotta al globalismo imperiante nel mondo avendo risonanze nell’America del Nord e del Sud, nell’Europa, nella Turchia, nell’India e nella Cina. Dal futuro politico di Putin possono dipendere i destini dell’Italia, e dello Stato del Vaticano con il suo miliardo di fedeli.
Don Stefano Caprio nella sua quotidianità
Chiediamo a Stefano Caprio, sacerdote diocesano, ordinato a Roma nel 1985, incardinato nell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino; missionario in Russia, docente di storia e cultura russa al Pontificio Istituto Orientale di Roma dal 2007, Assistente Generale degli Scout d’Europa FSE dal 2006 al 2015, come si è arrivati alla situazione attuale?
L’evoluzione del putinismo ha conosciuto sostanzialmente due fasi: la stabilizzazione dell’economia e della politica interna della Russia, e il rilancio del ruolo universale della Russia nella politica mondiale. La “verticale del potere” putiniana ha retto molto bene nel primo decennio, e ha cominciato ad andare in crisi con gli effetti della crisi economica, che in Russia si sono sentiti qualche anno più tardi rispetto al mondo occidentale. In questo senso l’aggressione esterna contro il “globalismo americano” è servita anche a rafforzare il consenso interno, insieme a una forte repressione delle forme di contestazione e opposizione, a cominciare dal movimento di Naval’nyj. Le guerre in Georgia e Ucraina hanno condotto alla definitiva radicalizzazione del sovranismo ortodosso putiniano, ammantando l’ideologia ufficiale di motivazioni sacre o “metafisiche”, come ha detto il patriarca di Mosca Kirill.
Intervistato da Quarta Repubblica
Quanto è importante la conoscenza della Storia della Religione dei popoli?
In generale, si pensava che la religione fosse ormai un elemento “privato” della coscienza degli individui, e il ruolo sociale e politico delle chiese non avesse più un reale influsso nelle società moderne, se non in quelle islamiche. Oggi vediamo che le varie ideologie populiste e sovraniste, dalla Russia all’India, Turchia, Stati Uniti, Europa e Sudamerica, e perfino nella “sinicizzazione” della Cina, dove Xi Jinping ha costruito un sistema di “comunismo confuciano”, impongono una nuova attenzione al fenomeno religioso, spesso più evidente nella sfera politica, che non in quella propriamente spirituale, liturgica e canonica. La scomparsa delle ideologie novecentesche, il marxismo, il socialismo, il liberalismo e perfino la tradizionale cultura conservatrice, hanno generato un vuoto di contenuti nella società, che non può essere riempito con gli algoritmi della tecnologia digitale o altre espressioni della società contemporanea: servono idee “forti” per unire le masse. La religione propone da sempre una riflessione sulla “sacralizzazione del potere”, da sottoporre allo spirito universale e a leggi morali superiori, col tentativo dei leader di assurgere a interpreti dei principi assoluti.
Don Stefano Caprio in colloquio con il mondo per la Stampa Estera
Come potrebbe essere interpretato il comportamento del patriarca ortodosso Kirill che guida 165 milioni di fedeli sparsi per il mondo, che ha studiato con Putin?
Kirill ha qualche anno più di Putin, più che un compagno di studi è un “fratello maggiore” e in parte un maestro, nella comune esperienza del servizio agli organi dello Stato. La sua figura non è per nulla straordinaria in un Paese che da sempre considera la Chiesa come strettamente unita al potere statale, secondo le tradizioni della “sinfonia bizantina”. I patriarchi nella Chiesa russa sono esistiti solo nel XVII secolo, con un ruolo di compromissione col potere zarista ancora più forte di quello di oggi, poi sono stati soppressi nel “periodo sinodale” tra XVIII e XIX secolo, quando la Chiesa era guidata dal ministro del culto, il cosiddetto “Oberprokuror”. Il patriarcato è stato ripristinato sotto il potere sovietico, e dopo una prima fase di repressione, sotto Stalin è stato rimesso nel ruolo di “Chiesa di Stato”, con un clero selezionato e asservito alla politica. L’attuale patriarca è figlio di quell’epoca, essendo stato ordinato vescovo nel 1976, nel periodo brezneviano: è stato in prima fila nell’appoggio allo Stato sovietico, poi alla svolta eltsiniana, e infine ha ispirato la politica putiniana, diventando il primo sostegno al presidente. Per le tradizioni della Chiesa ortodossa russa, quindi, sarebbe stato strano un comportamento diverso, non quello attuale.
Don Stefano Caprio
Secondo lei quale futuro spetta al popolo ucraino, alla popolazione russa e all’umanità intera?
Il futuro degli ucraini sarà molto simile al suo passato: una regione di frontiera (u-krajna) dove da secoli si scontrano Oriente e Occidente, le due anime dell’Europa e oggi del mondo intero. La vita della società ucraina rispecchierà quella di nazioni come Israele o la Corea del Sud, di fronte a un nemico più o meno impegnato a riprendersi dei territori o a imporre un certo tipo d’influenza. In questo gioca molto anche il passato sovietico, come si riscontra con molte analogie in Bielorussia, Moldavia, nel Caucaso e in Asia centrale. La vera differenza per gli ucraini potrà farla l’Europa, integrando Kiev in una realtà che peraltro ha sempre mostrato molte incertezze e divisioni: la presenza di questo Stato-martire ha però spinto gli europei a una diversa solidarietà e sensibilità. La vera domanda, a mio parere, riguarda proprio il futuro dell’Europa, e la risposta non sta nelle competenze degli specialisti, ma nella responsabilità di ciascuno di noi.
Una riflessione sulle parole di papa Francesco che nomina l’arcivescovo ortodosso Kirill chierichetto di stato?
Come ho già accennato, la storia della Chiesa in Russia rispecchia una tradizione diversa da quella del cattolicesimo. Nel Medioevo abbiamo avuto una forma di “teocrazia” con la superiorità del potere spirituale su quello temporale, poi ci siamo adattati alla “separazione” moderna tra Chiesa e Stato, che funziona peraltro in modalità molto differenti tra i vari Stati e le varie regioni del mondo. La “sinfonia” bizantina presuppone la “pari dignità” tra i due, e spesso uno scambio di ruoli. Oggi bisogna trovare un nuovo modello, che possa esaltare il ruolo “profetico” della Chiesa, della sua missione spirituale e della vicinanza ai più poveri in tutto il mondo, come sta cercando di fare il papa Francesco, ma è un cammino impegnativo per tutta la Chiesa cattolica e per le altre confessioni cristiane. Sarà importante comunque cercare di coinvolgere anche la Chiesa russa, sperando che le armi tacciano, e si possa immaginare un futuro diverso per tutti.
PER CONOSCERE MEGLIO PADRE STEFANO CAPRIO:
Nel 1985 viene ordinato sacerdote in rito bizantino-slavo per mano di S. E. Mons. Myroslav Marusyn, Segretario della Congregazione per le Chiese orientali, e incardinato nella diocesi di Vallo della Lucania (SA). Dal 1985 al 1989 insegna patrologia e teologia all’Istituto di Scienze Religiose di Agropoli (SA). Dal 1982 al 1988 si reca regolarmente in Russia per dei brevi viaggi di aggiornamento culturale.
Nel 1989 si stabilisce a Mosca, nel contesto delle aperture della perestrojka. Nel dicembre 1989 diviene cappellano presso l’Ambasciata Italiana a Mosca, incarico che mantiene fino al 1993. Dal 1991 collabora con l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz, appena nominato amministratore per i cattolici a Mosca. Nel novembre 1991 è uno dei fondatori dell’Istituto di teologia per laici “S. Tommaso D’Aquino” di Mosca, dove insegna patrologia e teologia dogmatica ininterrottamente fino al 2002. Dal 2000 al 2002 è assunto anche dall’Università Statale Umanistica di Mosca, dove tiene un corso di Storia della Teologia Cristiana.
Attualmente p. Caprio presta il suo servizio nell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino, dove ha rivestito l’incarico di direttore del Servizio Ecumenico Diocesano dal 2003 al 2014. Nel febbraio 2005 ha difeso la tesi di dottorato in Scienze Ecclesiastiche Orientali presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma. Dal novembre 2005 insegna teologia all’Istituto di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Foggia, e continua a collaborare con il Pontificio Istituto Orientale di Roma, dove tiene corsi di storia, filosofia, teologia e cultura russa. È autore di diversi articoli e pubblicazioni sulla storia e la cultura russa, come V.I. Nesmelov e l’antropologia religiosa russa, OCA 276, Roma 2006, Russia: Fede e Cultura, Roma 2010, il saggio La Russia del Terzo Millennio in CODEVILLA Giovanni, Storia della Russia e dei paesi limitrofi, volume IV: La nuova Russia, Jaca Book, Milano 2016, e il libro Lo Zar di vetro. La Russia di Putin, Jaca Book, Milano 2020.
Giuseppe Lorin