Elettrostimolatori: perché in Italia se ne parla poco?
Si tratta di un device innovativo, cucito su misura sui pazienti interessati da lesioni di varia entità del midollo osseo o del sistema nervoso. Mauro Menicucci, cinquantenne romano, ha raccontato alla redazione di PaeseRoma.it la sua storia: un grave incidente in moto nel 2005 cambia per sempre la sua vita, perdendo l’uso del suo braccio destro. Quelli che si susseguono sono anni difficili per lui, terapie inefficaci, farmaci che non allievano il dolore e che rendono la quotidianità lenta e dolorosa. Per R., sposato e con due figli da crescere, il peso della sua condizioni diventa sempre più intollerabile, tanto da spingerlo a tentare più volte il suicidio. Poi un giorno, dopo anni di sofferenze, Mauro entra in contatto con una terapia differente che implica l’immissione sottocutanea di un elettrostimolatore. Si tratta in realtà di un meccanismo sofisticato che coinvolge i segnali trasmetti all’apparato nervoso, ma che sintetizzeremo in breve dicendo che si tratta di un device in grado di inviare degli impulsi elettrici al cervello per alleviare il dolore, inviando delle “informazioni” di non dolore, particolarmente efficace nella terapia antalgica. I risultati sono sorprendenti, i dolori di Mauro diminuiscono nettamente, finalmente dopo un anno una terapia che funziona, ma che sembrerebbe ancora poco diffusa nella Penisola. Ne abbiamo parlato con il dottor Alfonso Papa, primario del reparto antalgico dell’ospedale Monaldi di Napoli, che ha avuto in cura il signor Menicucci nel suo reparto. “Esistono diversi modelli e aziende di produzione di elettrostimolatori, in quanto si tratta di device sofisticati in grado di variare a seconda delle diverse esigenze del paziente e della zona in cui devono agire. Si tratta di una terapia costosa, il cui prezzo si aggira dai dieci mila ai trenta mila euro, un costo che non tutti gli ospedali possono permettersi di affrontare” spiega Papa, individuando una delle principali motivazioni che pongono una barriera all’accesso alla terapia degli elettrostimolatori. “Reparti che svolgono sette o otto operazioni d’impianto non possono quindi permettersi di sopportare tali prezzi, esistono invece differenti c’entri specialistici in Italia che svolgono anche centocinquanta impianti, ma sono poco numerosi, ciò introduce infatti al secondo problema degli elettrostimolatori: le lista d’attesa infinite”. La media europea di impianti di elettrostimolatori è di 2,7 unità per ogni centomila abitanti, l’Italia non arriva neanche a un’unità, posizionandosi dietro a molti paesi come Inghilterra, Francia, Germania e Spagna. Le liste d’attesa rappresentano infatti un grande deterrente, in quanto possono arrivare a far aspettare anni, condizione che invece negli altri paesi d’Europa sembra essere assente, grazie anche all’esistenza di centri specialistici, di numero inferiore ma più efficienti. “Il Monaldi di Napoli si distingue per avere delle liste d’attesa più brevi, da uno a due mesi, ma nel resto d’Italia accedere all’operazione può rivelarsi una pratica lunga” chiosa il dottor Papa.
Aurora Mocci