Lo street artist napoletano Jorit, famoso in tutto il mondo per i suoi lavori artistici contraddistinti da volti sui quali risaltano due linee rosse sulle guance, ha realizzato nei giorni scorsi, sulla facciata di uno dei palazzi rimasti in piedi della martoriata Mariupol, una nuova opera che vede rappresentata una giovane ragazza del Donbass.
Ad accendere le polemiche non è stata tanto l’opera in se quanto le frasi che l’artista ha affidato ai suoi profili social per spiegare il senso dell’opera stessa.
“Ci hanno mentito su Vietnam, ci hanno mentito sull’Afghanistan, ci hanno mentito sull’Iraq, ci hanno mentito sui Balcani e ci hanno mentito sulla Libia e sulla Siria. E ora ho le prove: ci stanno mentendo anche sul Donbass. Qui l’etica non c’entra nulla, diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di sangue. Qui non c’è nessuno da liberare. È tutto l’esatto opposto di quello che ci raccontano in TV. La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass che lotta da 8 anni per liberarsi da un regime; quello di Kiev che di democratico oramai non aveva più niente. Questo è soltanto uno sporco gioco fatto per interessi economici. Dopo la Russia vorranno la Cina. Ci dicono che mandano missili spendendo miliardi di euro perché sono buoni e altruisti, ma i bambini del Donbass sono stati sotto le bombe per 8 anni e in quel caso nessuno ha mosso un dito. Per queste persone alcuni bambini sono più uguali degli altri. Ps: anche se siamo abbastanza lontani dalla linea del fronte, qui a Mariupol è difficile procurarsi una sim per l’accesso ad internet, spero nei prossimi giorni di riuscire a raccontarvi qualcosa in più”, ha detto Jorit.
“Siamo dalla parte giusta della storia – aggiunge oggi – per la pace, per un mondo multipolare e più democratico per la fine della dittatura dell’Occidente imperialista. L’umanità è in cammino verso un mondo migliore e si ricorderà di noi che nel nostro piccolo abbiamo dato il nostro contributo. Viva la tribù umana. Vinceremo”.
“Ora sto in viaggio per tornare a casa, è stata un’esperienza fortissima ma sono orgoglioso di me stesso. Pace”, conclude.
TRISTANO QUAGLIA