Ancora pochissimi giorni e Ferragosto è giunto.
Noi tutti aspettiamo con gioia questo giorno, e, nelle lunghe giornate lavorative spesso ci troviamo a pensarlo, un’ aspettativa che spesso non viene poi realizzata…
Questa festa aggrega valori sociali a valori religiosi e come spesso accade in questo giorno Profanità e Sacralità, tradizioni pagane popolari e religiose, che si rincorrono, sovrapponendosi con il fine comune di dare riconosciuta ciclicità al progredire del tempo, allo svolgersi degli eventi vitali della natura e quindi dell’uomo.
Le sue origini parlano dell’Antica Roma, quando nell’ ottavo secolo a.C. l’imperatore Cesare Augusto decise per accattivarsi il consenso del popolo romano, di creare una festa che venisse celebrata e vissuta da tutti.
Vi partecipavano anche gli schiavi che per l’occasione ricevevano dal padrone qualche “spicciolo” per godere meglio della festa. Da qui il pensare che qualche “spicciolo” fosse la base dell’origine della tredicesima.
Ovunque si organizzavano tavolate festose, giochi, corse a piedi, a cavallo, con premi per i vincitori.
I premi potevano essere cose d’uso comune, ma anche drappi di stoffe preziose o monili di artigianato locale. Questa festa la chiamò “ Feriae Augusti” . Il termine vuol dire “i riposi di Augusto”.
Cesare Augusto associò questa festa a riti pagani già presenti (Vinalia rustica o Consualia) che celebravanodi fatti i raccolti e la contemporanea sospensione dalle occupazioni agricole per riprenderle poi con la preparazione dei campi a ottobre – novembre.
Una curiosità etimologica: il “non far niente” va definito, come ora, “otium” ozio mentre la negazione del “non fa niente”, si esprimeva con la negazione dell’ozio , cioè il neg-ozio, il “negozio”:
In quei giorni di festa quindi i servi ed gli schiavi non erano occupati nel “negozioe” mancando il lavoro questo poteva essere inteso anche “vacante” da cui “ vacanza”.
A questo punto potrebbe sorgere il dilemma sul perché il termine “ferie” vuol significare assenza dal lavoro, mentre l’espressione “giorno feriale” vuole indicare “giorno lavorativo”.
Per chiarire il dilemma (“di-lemma”- parola diversamente doppia) dobbiamo tornare un po’ indietro a prima dell’avvento del Cristianesimo perché è proprio nel passaggio dal paganesimo al cristianesimo che è sorta la confusione.
Allora ieri come oggi il lavoro dava guadagno e quindi autonomia per cui i Romani chiamavano questi giorni lavorativi “fasti” ( dal greco “phas”, che vuol dire spendere) e sulla cui base si sono sviluppate le moderne parole di festa e fastoso) per distinguerli da quelli in cui non potevano lavorare (per divieto) che poteva essere per ricorrenze politiche, sociali o religiose le quali chiamavano “nefasti”.
Di questi giorni “nefasti” alcuni erano dedicati a divinità ed erano detti “ferie”
Anche oggi…finalmente ferie