Un conto è rallegrarsi per un evento militare. Tutt’altro è averlo organizzato o aver fornito basi piuttosto che armi per realizzarlo. Su questa logica inizia a sfilarsi l’Iran nel novero dei responsabili dell’attentato di ieri nella striscia di Gaza. In una nota della missione dell’Iran presso le Nazioni Unite è stato chiarito il grado di coinvolgimento nell’attacco contro Israele. “Noi appoggiamo orgogliosamente e incrollabilmente la Palestina – hanno detto i rappresentanti iraniani – tuttavia non siamo coinvolti nella risposta palestinese, che è stata condotta solo dai palestinesi”:
Chi vuole capire capisca. Ciascuno si prende le responsabilità di quello che fa. E tali conseguenze non possono essere associate a coloro i quali hanno fatto da testimoni non neutrali ma comunque solo testimoni. Gli attacchi di Hamas contro lo Stato ebraico hanno quindi una paternità. La loro suggestione può essere condivisa dai popoli arabi confinanti. Ma non per questo esser caricata come paternità dell’atto.
Ma sempre nel comunicato che arriva dall’Iran: “l’azione della Resistenza palestinese è stata una difesa pienamente legittima contro i crimini e le usurpazioni dell’illegittimo regime sionista”. (A renderlo noto una nota Ansa). In sostanza, dicono gli iraniani: “siamo con Hamas ma non siamo dietro gli attacchi”. E così si sfilano da eventuali ripercussioni militare da parte di Israele.
Ma tra i distinguo la guerra è tutta in corso. Anzi, appena iniziata. Sei località vicino la frontiera israeliana, a Sud, dove i combattimenti con Hamas sono in corso. I media israeliano informano sullo stato di avanzamento di questa guerra e danno gli aggiornamenti: “le Forze di difesa israeliane hanno reso noto che circa ottanta terroristi sono stati trovati nel Paese durante la notte, mentre i combattimenti sono continuati in sei località lungo il confine con Gaza. Almeno ottocento obiettivi di Hamas a Gaza sono stati colpiti dall’esercito”.
La scena di guerra tipica in questa situazione vuole che notizie come questa d’ora in poi si accavalleranno e l’elemento più difficile da comprendere sarà la chiara percezione del nemico. Può spuntare da ogni parte è ovunque. Israele non può risolverlo da solo. Anche se in questa fase non vuole consigli e aiuti che non siano sostanziali.