Incontro tra il segretario di stato Blinken e il presidente israeliano Netanyahu non poteva che concludersi con la conferma del patto solidale tra i due stati. La presenza del segretario di stato americano in Israele tiene a confermare il sacro dogma per cui gli Stati Uniti saranno sempre dalla parte di Israele. A Tel Aviv nel corso della conferenza stampa congiunta Antony Blinken si è fatto esplicitamente portavoce del presidente Biden. E ha garantito che nel congresso c’è supporto bipartisan per Israele. Come dire, qualsiasi nuova maggioranza potrà esserci la fedeltà ad Israele non sarà mai messa in discussione. Quindi è sostegno senza se e senza ma, come era del resto prevedibile.
Ma al di là delle parole Blinken è arrivato anche al sodo dando assicurazioni sulla fornitura di armi. Arriveranno “altri armamenti – insiste il segretario di stato – e altri supporti per aiutare a proteggere la popolazione. Abbiamo messo a disposizione nel Mediterraneo la più grande portaerei mai realizzata e pronta ad aiutarvi”.
Ma c’è il problema ostaggi. Anche lì, il segretario ha assicurato sullo sforzo di diplomazia al quale si è protesi. Sono venticinque gli americani rimasti uccisi negli attacchi di Hamas.
Nel finale il microfono passa a Netanyahu ed è, come prevedibile, da guerra santa per lo slancio retorico finale sulla vittoria della pace e della civiltà. Ma non ci saranno sconti per arrivare alla fine del conflitto. “Hamas va trattato nello stesso modo in cui noi siamo stati trattati noi” – ha ribadito il premier israeliano.
Domani il segretario di stato degli Stati Uniti si vede anche col presidente palestinese Maumoud Abbas. (L’ha detto la Bbc) quindi il viaggio continua in Giordania perché oltre alle rassicurazioni allo stato ferito deve esserci anche la vera azione diplomatica. Dagli Stati Uniti però non si risparmiano le critiche a Netanyahu. Secondo Trump è stato deludente. E sicuramente dà voce alla caduta di un mito internazionale: quello sulle grandi capacità dell’intelligence israeliana. Ma Trump ha ancora il sassolino nella scarpa per la mancanza di sostegno da parte di Israele quando gli Stati Uniti coi droni esecutarono il militare iraniano dei Guardiani della rivoluzione, Qasem Soleimani. In quell’occasione, sempre secondo Trump, il premier israeliano fu gravemente assente. Ma sempre Trump dice di essere “il migliore amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca” a differenza di Biden: “grossolanamente incompetente”.
Dal punto di vista delle categorie logiche israeliane suona come una rassicurazione perché qualsiasi sia il prossimo presidente degli Stati Uniti mai mancherà il sostegno ad Israele.