Ilaria Cucchi chiede sia tolta la divisa al carabiniere che fu condannato per reato di falso nella vicenda della morte del fratello, il povero Stefano, dopo la prescrizione dichiarata dalla Corte di Cassazione, sentenza avvenuta il 31 ottobre.
I due carabinieri furono condannati per falso in quanto era stato confermato attraverso la sentenza passata in giudicato che avevano falsificato il verbale di arresto di Stefano Cucchi. (IL giovane geometra è deceduto dopo una incomprensibile attesa alla stazione dei carabinieri il trasporto in ospedale per evidenti lesioni, quindi il decesso).
L’accusa poi comminata in pena per i due carabinieri quindi era di falso ma i giudici della Suprema Corte hanno annullato perché il reato è considerato prescritto. (Ai carabinieri erano state inflitte due pene: tre anni più sei mesi e due anni più quattro mesi). Col ricorso l’hanno spuntata perché il reato di aver falsificato il verbale è considerato minore, quindi incorre nei tempi in cui è prevista la prescrizione.
Ma è anche vero che uno dei due carabinieri, quello con la pena più lieve, con le sue dichiarazioni permise di riaprire le indagini.
“Colpevole e salvato dalla prescrizione” – ha scritto Ilaria Cucchi nel suo profilo Facebook. Come a dire che la verità non basta per riscattare l’ordine delle cose nel mondo, occorre la vendetta: la pena da infliggere a due persone che si sono trovate semplicemente strette dentro un meccanismo poi divenuto ferale.
Ma il comandante della stazione dei carabinieri che si è trovato alleggerito del fardello della sentenza non è contento: “È una sentenza pilatesca” – ha detto il carabiniere il cui nome e cognome non vogliamo menzionare perché non aggiunge nulla alla ricostruzione della dinamica processuale ma invece aggrava il peso delle sofferenze che ha comportato. “Come al solito la Cassazione non ha avuto coraggio, avrebbe dovuto annullare senza rinvio la sentenza per insussistenza del fatto. Così invece è un colpo al cerchio e uno alla botte, la Cassazione non sorprende mai” – ha detto anche il suo avvocato.
(Va anche chiarito che furono altri due i carabinieri che furono condannati per le percosse inflitte a Stefano Cucchi durante la sua permanenza nella stazione dei carabinieri Casilina a seguito all’arresto del 15 ottobre 2009. Va anche detto e ricordato che il ragazzo senza forze e pieno di tumefazioni fu lasciato una settimana all’ospedale Pertini di Roma tanto che la Cassazione parlò di “negligenti omissioni dei sanitari” che furono al centro della morte di Cucchi. Il pestaggio però fu ritenuta la causa primigenia quindi la sentenza di “omicidio preterintenzionale” sugli uomini dell’Arma che non sono coloro che sono stati prosciolti per aver manomesso il verbale. La morte per il trentenne Stefano Cucchi avvenne il 22 ottobre 2009).