È un teatro di guerra senza quartiere. Eppure le anime belle in Europa e America guardano sdegnati le violenze, si differenziano e si dividono tra loro sul fronte a cui dare la propria solidarietà. Come se schierarsi dal divano di casa cambiasse il profilo di questo conflitto, ora esploso in tutta la sua virulenza ma continuo e costante da anni.
L’ultima, ma solo in ordine di tempo, è la vicenda per cui l’esercito israeliano avrebbe attaccato un’ambulanza. Si tratta di uno dei soliti, tristi, terribili scenari di guerra. Quando si è in guerra anche la cura per la salute è visto come un aiuto al nemico che può ucciderti. È un motivo tornante in ogni scenario di guerra. Quindi la liceità, sotto il profilo del codice militare, di coloro che attaccano, la necessità di operare in qualsiasi direzione purché si sgomini il nemico. L’economista e politologo Edward Luttwak in una trasmissione televisiva in Italia, diversi anni fa, disse anche che consentire degli aiuti umanitari e sanitari ai popoli bombardati non faceva altro che allungare i tempi della guerra perché rimandava il momento della resa. Si tratta di follie che avvengono in guerra. In tutte le maledette guerre.
A poco serve quindi dividersi e discuterne sui Social. Continua a fomentare un odio di parte anche l’argomentare o portare documentazioni da un fronte. È quanto fatto da Francesca Mannocchi nella puntata di ieri a Propaganda quando ha mostrato il livello pazzesco della repressione di Israele.
Oggi l’Ansa riporta che secondo una fonte Usa “Hamas ha cercato di far uscire con le ambulanze i suoi combattenti da Gaza via Rafah, rallentando così gli sforzi per evacuare gli stranieri”. In verità non fa altro che riportare quel che dicono i media israeliani. Anche questo è la guerra. Guerra tra le informazioni che passano. Ed è difficile setacciare le fandonie dalle rare verità. “Hamas – dicono sempre nelle comunicazioni ufficiali quelli di Israele – ha fornito all’Egitto e agli Usa una lista di persone ferite gravemente che volevano far evacuare insieme a centinaia di stranieri in attesa di uscire”. Sarebbe così emerso che, secondo Egitto e Stati Uniti: “un terzo dei nomi erano combattenti, nessuno dei quali figurava tra i 76 palestinesi feriti e alla fine evacuati”. A poco serve anche l’indignazione del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “inorridito” per l’attacco contro il convoglio di ambulanze a Gaza. Non fa che aggiungere fiato all’incendio oramai totalmente divampato.
Contano invece le vere documentazioni in questo scenario di guerra. Un esempio sono i famosi tunnel scavati dai soldati di Hamas per girare nella a Gaza. Secondo un servizio apparso sul quotidiano Il Foglio servirebbero ai miliziani per manovrare in questo scenario di guerra. Altrettanto avrebbero potuto fare fornendo delle postazioni anti-bombardamento ma questo, su dichiarazione dei leader di Hamas, a loro non serve. Quindi l’utilizzo dei civili come scudo farebbe parte esplicitamente di una strategia di questo fronte terroristico.
IN questa guerra di popoli il fronte continua ad essere dell’uno contro uno. E chi ne esce vincente dovrà temere perché sarà prossimo a subire l’assalto. Questa guerra è questo. Chi commenta dai divani si sforzi a trovare soluzioni possibili. Se ce ne sono.