“Gli obiettivi di crescita del governo per il 2024 sono raggiungibili, ma solo sotto l’ipotesi che si rafforzi consistentemente la domanda estera e che avanzino speditamente i progetti del PNRR”. Parola di Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel corso di un’audizione parlamentare martedì 14 novembre. Cavallari parla in veste di esperta di economia e docente universitaria.
Ha anche detto: “Le previsioni macroeconomiche ufficiali, validate dall’Upb il mese scorso in occasione dell’audizione sulla Nadef, sono ancora accettabili per il 2023 mentre sono decisamente aumentati i rischi al ribasso per l’anno prossimo”.
I nodi del contendere quando si parla di proposta di Bilancio al vaglio delle Camere sono sempre gli stessi da decenni: la spada di Damocle del debito pubblico, quindi massima attenzione alla spesa pubblica per non essere obbligati ad appesantirlo, quindi maggiori vincoli nelle operatività. “I già forti vincoli di bilancio si fanno più stringenti” – ha quindi avvertito sempre Lilia Cavallari. Specificando: “le oggettive condizioni di incertezza e instabilità dello scenario, combinate con il peso del debito e la debole dinamica del Pil nel nostro paese”.
Ma chiarisce bene l’uditorio. E anche assicura che: “sebbene l’impatto della manovra sia coerente con gli obiettivi programmatici stabiliti nella Nadef 2023 e nel Dpb 2024 ogni rallentamento sulla strada obbligata di riduzione del debito rischia di comprimere ulteriormente i margini di manovra per affrontare condizioni sfavorevoli», come «shock inattesi o rallentamenti della crescita”.
Quindi ridimensionare il debito pubblico resta l’imperativo categoriale (non categorico), sostanziale quindi nei comportamenti effettivi, in quello che si deve fare e fare al più presto. Non semplicemente come petizione di principio. E anche questo si predica da almeno trenta anni.
Ma poi arrivano le mazzate. L’impostazione di questa Finanziaria è “a breve periodo” – avverte Cavallari. Ci sono interventi temporanei. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, si prevede sia un aumento del deficit per il primo anno rispetto a quanto precedentemente stabilito, sia il rinvio all’anno finale dell’orizzonte previsisto, che è il 2026, del conseguimento di un disavanzo inferiore al 3 per cento del Pil”.
E poi non poteva che arrivare il motivo ricorrente del PNRR: Si prevede una spinta fino +2,6 punti col Pil 2026. Proprio perché il PNRR è decisivo per il nostro paese “la sua attuazione non può ammettere rinvii. Secondo stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio il 2024 ci sarà una spinta di 8 decimi di punto. “Nel 2026, anno in cui si dovrebbe completare il programma europeo Rrf, le stime dell’Upb indicano che il PNRR dovrebbe spingere il livello del Pil tra i 2,3 e i 2,6 punti percentuali rispetto allo scenario in assenza del Piano. Affinché tale risultato sia raggiunto occorre avanzare speditamente con l’attuazione degli interventi”.