Il celebre centro di studi sociologici che a fine anno ci omaggia sempre delle sue analisi condotte stavolta conserva un’accentuazione agli argomenti critici. Laddove solitamente l’associazione di studiosi fondata da Giuseppe De Rita ha il bene di sollevare con delle descrizioni dal valore fortemente simbolico, tali da dire in poche parole quanto è pedantemente riferito dai numeri, stavolta si esprime in modo lapidario. “Sonnambuli” è l’unico termine esemplificativo col quale il Censis intende rendere l’idea degli italiani oggi. Tutto questo grazie alla proiezione sociale per cui nel 2040 ci sarà solo una coppia su quattro con figli, mentre nel 2050 l’Italia avrà 4,5 milioni in meno. Sempre il Rapporto 2023 parla del declino demografico grazie a un sondaggio per cui l’80% della popolazione è convinta che il nostro paese sia in declino. ( Si tratta però del solito abuso dello strumento sondaggistico – di per sé sfuggente a ogni controllo – su dati materiali per i quali occorre solo la concrezione delle cifre offerte dalla realtà e la realtà dice di un picco di assunzioni in Italia mai conosciuto. Ma di questo gli intervistati nei sondaggi non se ne accorgono. Oppure non se ne accorgono gli intervistatori ).
Sempre secondo il Censis gli italiani sono “ciechi”. Ciechi di fronte ai presagi funesti attestati dalla crisi della società. (E qui siamo in contraddizione. Se, come si è visto e si vedrà ancora, gli italiani hanno instaurato meccanismi difensivi di tipo depressivo tendenti alla salvaguardia esclusiva del proprio spazio personale forse è perché hanno percezione di questa realtà così drammatica come descritto dal Censis. Quindi non sono ciechi). Aspetti poco rassicuranti sono attestati dalla demografia, dal mondo del lavoro, dalla crisi del servizio sanitario. Ci sono tre milioni di giovani in meno, rispetto a venti anni fa. Il parametro della classificazione dei giovani va dall’età di diciotto fino a trentaquattro anni. E oggi sono circa dieci milioni: il 17,5 per cento della popolazione totale. E la tendenza al calo demografico giovanile è coerente da anni.
Conseguente aritmetico al calo dei giovani c’è l’aumento degli anziani. Pari al 24,1% della popolazione, i vecchi sono destinati a rimanere soli proprio perché sempre meno sono i giovani che, tra l’altro, tendono ad espatriare.
Proprio così. IL resto del mondo conosce l’immigrazione italiana. E sono sempre di più gli italiani se ne vanno all’estero (quindi, si ripete, non sono così ciechi. Capiscono la crisi e fanno le valige come i vecchi emigrati). Gli ultimi dieci anni gli italiani stabilitisi all’estero sono aumentati del 36,7%. Consistono in un incremento di 1,6 milioni in più. Gran parte di questi sono giovani. Ma tornando al 2023 sui cui si dovrebbe concentrare il focus del Censis, sono espatriate ottantaduemila persone.
Il calo demografico trova conferma anche nelle proiezioni. Nel 2050 – data che è stata scelta come simbolica per una proiezione futura non troppo a lunga scadenza – l’Italia avrà 4,5 milioni di residenti in meno. E poi ci sono le paure! Tante: la guerra, gli attacchi terroristici jihadisti … Ed è facile dare voce alle paure liberamente espresse. L’analisi sociale dovrebbe guardare a quel che scorge ma ai più non è ancora visibile. In questo cinquantasettesimo rapporto il Censis non l’ha fatto. Ma non vorremmo esser stati contagiati dal pessimismo se arriva il sospetto che non sussistevano gli argomenti per vederli.