Roberto è il figlio primogenito del terzo matrimonio di Tommaso Buscetta con Maria Cristina Almeida Guìmares, seguito da Stefano. La madre ed il figlio dopo anni di silenzio, sofferenza e solitudine hanno deciso di raccontare il ‘Don Masino’ privato in un documentario/verità che arrivasse a far sentire la loro voce. Roberto e Cristina per oltre 30 anni si sono celati sotto false identità mentre 11 dei loro parenti, più stretti familiari venivano assassinati dalla mafia. Vennero rintracciati dai cineasti Max Franchetti e Andrew Meyer nel giugno 2019 dando il via alla pellicola ‘Our Godfather – La vera storia di Tommaso Buscetta‘ https://www.la7.it/atlantide/rivedila7/our-godfather-la-vera-storia-di-tommaso-buscetta-19-11-2020-351073 . Inizialmente riluttanti con la frase di Roberto: ‘Uccidere il figlio di Tommaso Buscetta sarebbe stato il trofeo perfetto‘ ricordando anche le testimonianze di suo padre nel maxi-processo di Palermo ed a New York con la ‘Pizza Connection‘ a metà degli anni ’80 hanno portato alla condanna di centinaia di mafiosi. Trovare la famiglia di Don Masino sembrava impossibile. Maria Cristina la terza moglie brasiliana del pentito ed i suoi familiari più stretti avevano vissuto sotto falso nome ed in diverse località italiane nonché estere per oltre 30 anni dopo l’ingresso di Tommaso nel ‘Witness Protecion Program‘. Lisa la sorellastra di Roberto che appare anche lei nel documentario ha detto di aver pronunciato il cognome Buscetta per la prima volta nella sua vita perché ‘ne andava la sicurezza della famiglia‘. Cristina racconta nel documentario quanto sia stato difficile per Tommaso rompere il famoso ‘codice d’omertà‘ ed afferma che ‘è stata la decisione più sofferta della sua vita‘. Tommaso Buscetta è morto di cancro nel 2000 a 71 anni e venne sepolto sotto falso nome in un cimitero di North Miami.
Cristina e Roberto hanno incontrato i cineasti nel Maggio 2015 in Florida, presente come testimone l’agente della DEA Anthony Petrucci che per anni aveva protetto la famiglia. Tutto questo tempo per trovare i Buscetta perché a complicare la ricerca era il fatto che molti agenti che li avevano protetti negli anni o non erano interessati o erano morti; molti altri invece avevano perso i contatti da anni. La soluzione arrivò con un’email spedita nel 2015 ad un vecchio indirizzo che forse era stato usato occasionalmente dalla famiglia. Dopo circa tre settimane di silenzio, Cristina aveva risposto incuriosita. Alla fine Cristina ha accettato insieme a Lisa, sorellastra di Roberto di farsi riprendere ed apparire in video, mentre Roberto che sotto falso nome si è arruolato nella US Army ed ha fatto il soldato combattendo in Iraq ed Afghanistan ha chiesto di non usare nessuno dei suoi alias e di tenere il volto parzialmente in ombra. Non è stata comunque una decisione facile per lui, eppure ha reso questo documentario per amore e per farsi che arrivasse la voce della sua verità alla sola donna che ha davvero amato in tutta la sua vita: ‘si corre sempre qualche rischio. Una telefonata e siamo morti. Ho perso due fratelli, ho perso due zii e non è per paura che nascondo il mio volto. Ma ho una famiglia da proteggere, ho dei figli, una moglie. Non saremo mai fuori pericolo. La mafia non dimentica. – Non mi piace vederti andare in giro con una pistola. Senti mamma, me lo sono guadagnato il diritto di portarmela in giro e sai qual è la cosa più bella? La legge me lo consente. E’ pericoloso per chiunque si permetta di minacciare te, me, mia moglie, o i miei figli. – Se lo dici tu. Io giro sempre armato perché mio padre ha fatto barcollare un’organizzazione che esisteva da secoli e c’è sempre il rischio che succeda qualcosa perché alcune di quelle persone sono ancora vive e vogliono vendicarsi. Devi accettarlo per quello che è, non era per niente piacevole, andavi a scuola, ti facevi nuovi amici, raccontavi bugie. Andava tutto bene, finché non ti trasferivi di nuovo e si ripartiva daccapo. Ogni volta, la stessa storia. Ogni santa volta vi garantisco che non ho mai vissuto in una casa più di tre anni e di anni ne ho 43 (49 quasi oggi). La prima regola era: mai dire a nessuno chi eri, mai fidarsi di nessuno, nemmeno delle persone più socievoli, a prescindere dal rapporto che ci avevi instaurato. Perché la mafia non dimentica.’
‘Teneva a distanza persino le persone che amava, ecco perché era violento. Con me papà si comportava in un modo, con mio fratello in un altro modo. Roberto prendeva un sacco di botte.’ – ‘E’ tuo figlio, non un compagno di cella!’ – ‘Che ti ho fatto per trattarmi così? Perché questa rabbia nei miei confronti? Perché te la prendi soltanto con me? Lo odiavo in quei momenti’ – ‘Non possiamo andarcene così. Sveglio com’era, ha subito capito che qualcosa non andava.’ – ‘Che è successo?’, ha chiesto – Ho risposto ‘ Papà hanno appena ammazzato Giovanni Falcone. Non è riuscito a trattenersi. Sul volto un’espressione di totale sconforto. Tutto ciò per cui aveva lavorato stava crollando in pezzi. La sua famiglia lo aveva deluso. Un giorno mi ha detto: ‘Nessuno ha capito. Per te, per i miei figli. Per non vivere più questo incubo. E non importa a nessuno’.
Continua Roberto: ‘Ogni volta che succedeva qualcosa era a causa di mio padre o mia madre. Ho capito allora che l’unica soluzione era arruolarmi. Mi sono arruolato. Ero stanco della clandestinità, delle menzogne, di non poter essere quello che volevo. Ho combattuto in Iraq e in Afghanistan. Ed è triste perché sono finito in mezzo ad un branco di soldatini e degenerati per trovare l’affetto che la mia vita mi aveva sempre negato. Chi sono io? Sono il figlio di un collaboratore di giustizia. Capito? Chi sono? Che cosa ho fatto? Nulla. E nessuno mi rispettava. Non è così che voglio vivere. Sono tuttora in pericolo. Rimango un bersaglio. Porto il nome Buscetta. E il ’97 lo dimostra. Ho perso un altro cugino. Il cancro ha avuto la meglio e tre giorni dopo è morto. Morto lui quel collante si è dissolto. E la famiglia si è disgregata. Ormai non passiamo più le feste tutti insieme. Ci siamo allontanati. Se avesse visto com’è andata a finire si sarebbe infuriato. avrebbe detto: ‘Ma come dopo tutto quello che ho fatto?” Sarebbe rimasto disgustato. Si starà rivoltando nella tomba. Cristina, mia madre, vive da sola. Se lo sapesse papà. Il 23 dicembre 2007 Stefano è morto in un incidente con la moto, sono felice che mio papà si sia risparmiato quel dolore’.
E’ cosa nota che 15 anni dopo aver violato il codice d’omertà Tommaso Buscetta è stato sepolto in Florida, sotto falso nome, ancora oggi i suoi familiari vivono sotto nuove identità, vicini ma lontani dalle persone che amano per proteggerli. Se Roberto non è diventato così cattivo è solo merito della ‘brava ragazza che gli rubò il cuore da adolescente, che ha seguito e protetto a distanza per tutti questi anni, dalla quale è tornato per costruire la famiglia che tanto desiderava, perché la sua assenza faceva troppo rumore dentro di sé’. Oggi dopo 30 anni è ora che cali il sipario su questa famiglia, dopotutto alcuni nemici di Don Masino sono morti e poco per volta sarà possibile anche per Roberto, Cristina, Lisa, la moglie-amata di Roberto ed i figli tornare a vivere tutti insieme, sempre sotto la preziosa protezione della DEA e dell’FBI. Roberto, l’uomo forzatamente senza volto, costretto per amore ad essere un uomo ombra, è un uomo sensibile, timido, riservato, perbene e dal cuore tenero. Ha avuto molto coraggio non solo a rendere questo lungometraggio ma lungo tutto il percorso della sua vita, poiché ogni decisione che ha preso è stata per ritornare il più vicino possibile al suo grande amore, colei che è sempre stata la sua bussola, il punto fermo, la fonte di un amore vero, forte che nonostante tutto regge, ha retto ed ha generato un’altra vita, quella di un figlio che entrambi hanno voluto. Roberto resta una persona speciale, che nonostante il dolore immenso di una vita che non vuole e non ha voluto, grazie alla forza di questo amore vero è stato in grado di superare e sopportare tutto questo. Dopotutto solo l’amore vero è in grado di reggere qualunque peso e spero caldamente che finalmente possano tutti vivere come meritano, senza più l’ostacolo dell’invidia, della gelosia e perché no degli interessi ancora troppo alti che roteano intorno a due persone che dopotutto restano un uomo ed una donna che si amano e si rincorrono da oltre 30 anni. E 30 anni sono davvero troppi per riunirsi come famiglia. Onore a questo uomo, dal cuore gentile dall’animo profondo, ‘non alla portata di tutti‘ che nonostante tutto non ha mai smesso d’amare, di proteggere e di fare del bene. Un uomo nato forse nella famiglia sbagliata ma che nonostante il dolore e le prove che la vita gli ha fatto affrontare è stato in grado per amore di cambiare il corso delle sue stelle come delle sue scelte ed ha dimostrato che l’amore vero è la sola cosa in grado di generare il bene comune e di andare oltre a tutto. E che Dio riesca a realizzare il sogno di famiglia di Roberto, Cristina, Lisa, la moglie-amata di Roberto ed i figli di tornare a vivere tutti insieme, sempre sotto la preziosa protezione della DEA e dell’FBI. E’ ora che cali il sipario e che venga permesso loro di vivere la vita che meritano senza più che nessuno metta lo zampino.
Questo film non sarebbe mai stato realizzato senza il generoso sostegno di Sergei Adonyev.
Antonella Betti