Ha settantanove anni. L’attaccante del Legnano (dove appena esordì) e in assoluto del Cagliari, oltre che della nazionale italiana seconda al Mondiale del Messico, è sotto stretta osservazione dei medici.
Dopo un malore in casa è stato portato in ospedale e lì si attendono ulteriori comunicazioni. Dovrebbe esser sottoposto a un intervento chirurgico – così scrive Nuova Sardegna. A lui è stato intitolato il nuovo stadio, prossimo ad essere realizzato, a Cagliari.
E nel Cagliari vinse lo scudetto leggendario nel 1970. Nel 1968 vinse gli europei con la nazionale italiana in Jugoslavia.
La leggenda vivente di Gigi Riva è determinata dal fatto che volle rimanere nella squadra del Cagliari rinunciando a maggiori guadagni e anche sicura maggiore gloria in una squadra del nord tipo la Juventus che offrì un miliardo di lire per averlo. Fu un’offerta che fece sensazione in quegli anni. In più la sua carriera fu funestata da due incidenti gravi alla caviglia che non limitarono la generosità agonistica da attaccante impetuoso e potente fisicamente. Non si tirò mai indietro il piede, né per la sua squadra né per la nazionale. Ed è per questo che i tifosi di tutta Italia lo hanno sempre riconosciuto come un campione, indipendentemente dall’appartenenza calcistica.
Non ha mai seguito atteggiamenti divistici. La sua condotta, invece, ha sempre seguito il basso profilo. Eppure gli italiani a cavallo degli anni Sessanta e Settanta gli hanno tributato incondizionatamente un segno di grande stima.
Sono gli stessi che oggi tirano il fiato per ascoltare cosa gli diranno i medici. “Rombo di Tuono” fu il soprannome che gli dette Gianni Brera per esaltare il carisma in campo come fosse un grande capo Apache.