La città di Guidonia (novantamila cittadinanze, la città più popolosa del Lazio dopo Roma) per sua composizione e tradizione continua ad essere il laboratorio delle crisi politiche nel resto del paese. I suoi alti e bassi hanno anticipato tendenze nazionali, nella storia del secondo dopoguerra dall’impraticabilità del compromesso storico alla crisi dell’egemonia socialista con la sua caduta per Tangentopoli fino alle alterne vicende di centrosinistra e centrodestra.
Ora, sempre Guidonia, si trova in una nuova fase che potrebbe esser luogo di un laboratorio in cui si apprezzano gli insegnamenti per altri. Da giugno 2022 c’è una giunta civica i cui eletti però provengono da esperienze politiche molto precise e facilmente individuabili. Il sindaco, Mauro Lombardo, è un uomo di destra di chiara provenienza. Ha vinto grazie i voti al ballottaggio del PD. Recentemente ha ricomposto la giunta senza personale Democrat, ma godendo di un sostegno indiretto da parte di Fratelli d’Italia: l’assessora al bilancio è persona gradita al capogruppo del partito meloniano, Adalberto Bertucci.
Questa nuova fase di ricomposizione, dove al sindaco farebbe comodo un riallineamento a centrodestra – finalizzato anche ad entrare in maggiore empatia con l’esecutivo della Regione Lazio – si mostra più difficile del prevedibile. “C’è chi dice no” – come diceva la famosa canzone.
L’inquietudine di un quadro di coesione nel centrodestra a Guidonia dà il senso della fase politica meno lineare della piatta versione per cui c’è un centrodestra, sic et simpliciter, a governare in Italia e in molte regioni e questa sarebbe la tendenza unica. IL mestiere della politica svolge secondo dinamiche assai più complesse. Proviamo a districarle. Sentiamo Alessandro Messa, capogruppo della Lega, nel suo discorso in Consiglio comunale ieri l’altro.
La premessa fenomenologica.
“Lombardo ha vinto le elezioni grazie ai voti del PD, col quale ha stretto un accordo prima del ballottaggio, e ci ha governato per quasi due anni”.
La conseguenza logica
“Oggi quella maggioranza uscita dalle urne non esiste più, si è sgretolata per mancanza di spunti amministrativi. Quel progetto politico sedicente civico già si è frantumato sotto l’insostenibile peso dei suoi fallimenti”.
Costatazione empirica
“Nonostante ciò, il Sindaco tenta di rimanere in sella con rimpasti e inciuci che ci ricordano gli spettacoli più riprovevoli della peggior Prima Repubblica. Ma non può continuare a coprire il vuoto programmatico che contraddistingue la sua esperienza amministrativa con le festicciole”.
Rilevazione fattuale
“Se puoi governare col PD e con tutti, indistintamente, significa che non contano più la visione, i progetti di sviluppo e i programmi. Vuol dire che non sei un Sindaco, ma un commissario prefettizio, col quale chiunque può stare perché si limita a gestire il potere, l’ordinario. Senza slanci, senza scatti e assalti al futuro”.
Deduzione etica
“Il centrodestra deve starne fuori. La Lega si dissocia da questo circo politico-mediatico, chiamando a raccolta tutte quelle forze politiche e cittadine che vogliono un’altra Città”.
Prospettiva da attuare
“Se non esiste più la maggioranza scelta dai Guidoniani, occorre andare a votare. È l’unica strada dignitosa percorribile”.
La delineazione dei tratti di una crisi che aiuta a comprendere, non solo Guidonia, ma l’insieme di altre realtà che corrispondono alla difficoltà di organizzare l’istituto della democrazia in un meccanismo in grado di funzionare per i suoi valori ma anche dare servizi e funzioni alla cittadinanza.