Dopo la sbornia del gossip che taglia un ministro si riprenda il filo del ragionamento su altri tagli da fare. Il Presidente della repubblica l’ha ricordato a Cernobbio. Il problema del debito pubblico è centrale in Italia perché troppo penalizzante.
In sostanza si può sintetizzare con la massima per cui ogni euro prodotta deve rispondere un debito di un euro e quarantatré centesimi. Come possiamo farcela?
Tutti sanno che il problema del differenziale tra ricchezza prodotta e interessi che bisogna riconoscere a una miriade di soggetti in carne e ossa, con leve di potere altrettanto grandi, può diminuirsi con una macchina dello Stato meno costosa. Ma guai a dire questo! Nessuno nella sfera della politica avrebbe mai il coraggio di tagliare con una macchina di consensi in grado di garantirgli la sussistenza nella scena attiva. Nessuno, in altri termini, prenderebbe mai il coraggio di snellire la cosa pubblica con la conseguenza di rinunciare a riserve di consensi che cagionano l’essere in vita del proprio sistema di rappresentanza.
Sappiamo però che solo di interessi il nostro paese pagherà novantasei miliardi per questo anno. È quanto pagano Germania e Francia. Ma insieme! E con una macchina produttiva che va a ben altra velocità piuttosto della nostra e con un welfare esistente in modo più equo, concreto e sostenibile.
Ma uno dei motivi che manda in tilt i nostri ragionieri di Stato consiste nel tasso di interesse che si applica al debito pubblico. Una percentuale decisa dei mercati. E i mercati sono fortemente condizionati da Moody’s, Standard and Poor’s e Fitch. Secondo il loro giudizio i Bot, Btp e altri strumenti finanziari italiani sono meno affidabili di quelli spagnoli e francesi.
E sono difficili da convincere del contrario. Difficile portarli a più miti consiglia. Nemmeno le parole di Sergio Mattarella a Cernobbio si ritiene abbiano sortito gran che se non ripetere il problema di credibilità poi conosciuto come pregiudizio. Eppure gli strumenti finanziari italiani hanno sempre pagato precisamente. Ma non serve dirlo. Anche se a dirlo è il Presidente della repubblica in persona. Come si giustifica il rating troppo basso del nostro paese? Ed è per questo che i nostri strumenti sono obbligati a pagare un tasso che va oltre il quattro per cento.
Il governo deve fare qualcosa. Sono trenta anni che si dice. E ogni governo che si succede in risposta rivolge la domanda: Ma perché adesso il miracolo lo chiedete a noi?
Debbono aumentare le entrate e diminuire le uscite. Si chiama avanzo primario. Su questo fronte bisogna agire con coraggio. Una macchina statale meno pesante perché con meno diramazioni. Questa è la ricetta. Tagliare ogni spesa improduttiva, imparare a dire dei no. I primi a rimanere male saranno i portatori di interessi, le lobbies vere e quelle mascherate. Puntare tutto sulla crescita e sulla capacità di imprendere delle giovani generazioni. Ed è questo il coraggio.