L’accusa di corruzione impropria e finanziamento illecito aleggia sulla sua testa da sei mesi. La proposta accolta dai legali alla procura è quella di due anni. L’ultima parola resta al Giudice per l’Udienza Preliminare. La pena dovrà essere scontata con millecinquecento ore di lavori socialmente utili.
Giovanni Toti ha trovato l’accordo con la procura per patteggiare due anni e un mese. Adesso la decisione spetterà al Giudice per l’udienza preliminare che dovrà fissare una udienza. Si prevede anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena e la confisca di 84.100 euro.
Chiaramente Toti non se l’è sentita di apparire vittima di un sistema. Per altro dichiara ancora la sua estraneità ai fatti contestati. Ha infatti riferito all’Ansa: “da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”.
La procedura processuale rischiava altrimenti di incagliarsi – perché sempre secondo Toti – il reato di corruzione impropria ha nel contesto un elemento fondamentale. In tal senso le prove di colpevolezza sono più difficili da mostrare ma anche l’innocenza diventa una questione altrettanto complessa da dimostrare.
IL caso resterà emblematico e richiamato spesso. Da una parte l’obbligo di auto dichiararsi colpevole perché nel patteggiamento è insita la propria responsabilità nei fatti contestati. Dall’altra come questa pratica si traduca in un obbligo se si intende uscire da un ginepraio di questioni legate alla procedura penale che rischiano di durare a lungo.
Pare quindi una condizione obbligata per chi resta dentro le mannaie di una procedura in suo danno accettare condizioni imposte per uscirne. Di qui l’implicita scelta di non tornare a far parte della vita politica. Ma anche la possibilità di riprendere in mano la propria vita per cercare di fare cose diverse.
Ma l’ultima parola non è stata ancora detta. Ci penserà il giudice a sancirla. La parola sostanziale però l’ha dichiarata l’imputato che per uscire dalla gogna deve ammettere la sua colpevolezza. E questo sia che tale corrisponda a verità come se fosse il contrario.