Dino Giarrusso, ex eurodeputato ed ex membro del Movimento 5 Stelle, ha recentemente partecipato all’evento politico “Calibro 8”, dove ha rilasciato dichiarazioni significative sui retroscena dell’appoggio del Movimento a Mario Draghi, svelando nuovi dettagli su quella che è stata una delle scelte più controverse all’interno del partito. Giarrusso ha sottolineato che l’adesione al governo Draghi non è stata una decisione unilaterale o dettata dal solo Beppe Grillo, come in molti avevano ipotizzato, ma è stata fortemente sostenuta anche da altre figure chiave del Movimento, come Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.
La scelta di appoggiare Draghi
Secondo Giarrusso, la scelta di sostenere il governo Draghi è nata da una pressione condivisa ai vertici del Movimento, allontanandosi dall’idea che fosse Grillo l’unico promotore di questa decisione. Conte, ex Presidente del Consiglio, e Di Maio, figura centrale nella politica interna del Movimento, avrebbero infatti esercitato un’influenza considerevole affinché la base ei rappresentanti politici accettassero l’alleanza. Questa presa di posizione rivela come la leadership del Movimento, nonostante la sua immagine di movimento anti-sistema, sia stata capace di adattarsi e sostenere una scelta istituzionale di compromesso, lasciando perplessi molti dei suoi elettori.
Una decisione controversa che divide
Per molti all’interno del Movimento, il sostegno a Draghi ha rappresentato un punto di rottura con i principi originari, fondati su una linea politica anti-establishment e su un distacco dai meccanismi della politica tradizionale. Molti elettori e attivisti hanno percepito questa scelta come un “tradimento” della missione del Movimento, contribuendo alla crescente disaffezione e alla disgregazione interna che ha portato, nel tempo, alla fuoriuscita di figure come lo stesso Di Maio.
L’analisi di Giarrusso
Nel suo intervento, Giarrusso ha poi criticato l’evoluzione politica di Conte e Di Maio, sostenendo che entrambi si sarebbero allontanati dai valori fondanti del Movimento per cercare una collocazione politica più stabile e riconosciuta. In particolare, Conte, nonostante la sua immagine di “avvocato del popolo” vicino alle istanze dei cittadini, avrebbe optato per una posizione più istituzionale e accomodante. Di Maio, dal canto suo, si è spesso trovato a negoziare posizioni di compromesso che, secondo Giarrusso, hanno snaturato il Movimento, svuotandolo della sua ca
Quale futuro per il Movimento?
L’intervento di Giarrusso apre quindi a nuove riflessioni sul futuro del Movimento 5 Stelle, ormai sempre più diviso e distante dalla sua base storica. Le scelte di alleanza ei compromessi politici rischiano di trasformare profondamente il Movimento, spostandolo verso posizioni più moderate e lontane dall’antipolitica delle origini. Le parole di Giarrusso mettono in luce le crepe interne al Movimento e le sfide di una leadership divisa tra la necessità di radicarsi nel sistema e il desiderio di conservare un’identità
In sintesi, le dichiarazioni di Giarrusso a “Calibro 8” rappresentano una testimonianza significativa di come la politica di compromesso abbia trasformato il Movimento 5 Stelle, aprendo nuovi interrogativi sulla sua identità e sulla sua capacità di seguire una linea politica che credeva nei valori e nei principi fondanti del movimento.