Con la vittoria di Donald Trump possiamo immaginare lo sconforto dall’altra parte dell’oceano, soprattutto del “nostro corrispondente” in America che per giorni, settimane, persino mesi, ha incentrato la narrativa principale sulla trionfale marcia deI democratici al punto da far sembrare l’esito elettorale solo una necessaria formalità. Ma alla luce dei risultati, l’ ottimismo scontato ha perso la sua scintilla, lasciando al “nostro corrispondente” il compito di commentare una realtà ben diversa da quella ipotizzata.
La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi ha colto di sorpresa certi osservatori e generando un notevole scompiglio mediatico, tanto da ridurre, se non quasi azzerare, durante i collegamenti con l’ Italia, i saltelli durante il collegamento TV, del “nostro corrispondente”. Infatti, fino a poco prima del verdetto elettorale, questi riportava un vantaggio tangibile per la candidata democratica Kamala Harris, ipotizzando un risultato alla Casa Bianca che, nelle previsioni, sembrava inevitabile.
Ma le urne hanno parlato, e quel vantaggio apprezzabile si è rivelato tutt’altro che solido. Malgrado le proiezioni di sondaggi e analisi, che vedevano nella Harris un’alternativa accattivante e carismatica, il popolo americano ha preferito accordare fiducia ancora una volta a Trump. E così, il candidato repubblicano ha strappato un’altra vittoria, lasciando un segno indelebile nel panorama politico e ribaltando gli auspici contrari.
In questi giorni, il “nostro corrispondente” sembra quasi ritirarsi fino a scomparire dagli schemi TV preso alla sprovvista dalla tenacia di un elettorato che si è dimostrato molto più conservatore e fedele rispetto a quanto pronosticato. Forse, dietro al clamore per la Harris, erano sfuggite le molteplici istanze che Trump ha saputo interpretare, parlando alle fasce di popolazione più preoccupate per la stabilità economica e la sicurezza.
Di fronte a questa “sorpresa” elettorale, emerge anche una riflessione sull’approccio dei media. Quanto è giusto affidarsi a previsioni che sembrano allontanarsi sempre più dalla realtà? E soprattutto, come possono i giornalisti, inviati e analisti internazionali, ristabilire una connessione di credibilità con un pubblico che sceglie e sovverte ogni previsione del costante riferito vantaggio di consenso della parte perdente?
E ora ? – E ora, al “nostro corrispondente” non resta che ridurre i saltelli e cercare di cogliere il messaggio profondo di un popolo che, con la sua scelta, ha ribadito una preferenza che non può essere interpretata solo con numeri e tabelle, ma che richiede un’analisi più sincera e più prevedibile. Forse sarà l’occasione per un nuovo punto di vista, per una narrazione più sfumata e reale, meno intrappolata in facili profezie e più attenta alle voci che, in ogni angolo del Paese, hanno contribuito a questa riconferma.