Nel 2050, il mondo è cambiato radicalmente. Le città brillano di luci artificiali, mentre il verde è ormai solo un ricordo sbiadito. In questo nuovo ordine mondiale, dove l’automazione ha preso il sopravvento su quasi ogni aspetto della vita umana, l’essere presente nel “qui e ora” è diventato un concetto quasi rivoluzionario.
Le persone vivono in una spirale continua di distrazione, collegate a dispositivi che costantemente promettono di ottimizzare ogni istante, mentre la realtà del momento presente sfugge come sabbia tra le dita.
Le nuove tecnologie, che avrebbero dovuto liberare l’umanità, la imprigionano in una gabbia invisibile. Le interfacce neurali, progettate per interagire con il flusso di informazioni e sensazioni, hanno reso l’attenzione umana un bene raro e prezioso. Le persone sono sempre più assorbite dalla loro vita virtuale, dimenticando il calore del sole e il profumo della terra bagnata. Non ci sono più riunioni di famiglia intorno a una tavola, ma semplici videochiamate in cui i volti appaiono ma non si toccano. La distanza emotiva cresce, mentre le persone si trovano isolate in mezzo a una folla di avatar.
In questo contesto, il “qui e ora” viene percepito come una catastrofe. Fermarsi per respirare, osservare una nuvola che passa o ascoltare il canto degli uccelli è visto come un gesto di ribellione. Le menti più brillanti della società hanno catalizzato il concetto di mindfulness, trasformandolo in un prodotto di consumo. Apprezzare il presente, una volta un atto di connessione profonda con la vita, è divenuto un servizio venduto a caro prezzo, con pacchetti e abbonamenti che garantiscono gladium locali da fruire in stanze di realtà virtuale.
Ma in mezzo a questa desolazione, un piccolo gruppo di ribelli emerge, chiamati “I Presenzialisti”. Questi individui si dedicano a vivere il momento presente in modo autentico, riscoprendo pratiche dimenticate come la meditazione, l’arte della conversazione e l’osservazione del mondo naturale. Si riuniscono in giardini nascosti, condividendo storie di una vita vissuta realmente e incoraggiando una connessione profonda con gli altri.
La loro filosofia si fonda su un principio semplice, ma potente: la vita è ciò che accade qui e ora, non in un futuro auto-progettato da algoritmi. In questo rifugio segreto, i Presenzialisti si ritrovano a discutere dell’importanza di ancorarsi al momento presente, riscoprendo gioie dimenticate che la tecnologia aveva cercato di rimpiazzare. La loro resistenza repentina comincia a fare rumore. Sempre più individui, stanchi di una vita virtuale priva di autenticità, si uniscono a loro, desiderosi di abbracciare il mondo come è, con tutte le sue sfide e bellezze.
In un’epoca in cui il tempo sembra essere un’illusione creata da flussi di notifiche incessanti, i Presenzialisti insegnano che esiste un appagamento unico nel vivere il “qui e ora”. Questa consapevolezza porta alla creazione di un movimento che inizia a sfidare le norme sociali imposte dalla tecnologia. Non si tratta solo di ricordare il passato o di sognare il futuro: si tratta di vivere pienamente il momento storico in cui ci si trova, di scoprire il bello nella semplicità e di abbracciare l’imperfezione della vita.
Così, proprio quando sembrava che l’umanità fosse destinata a scomparire nella folla virtuale, il “qui e ora” emerge come una luce guida, una scintilla di ribellione contro la distopia di una vita meccanica. Un richiamo alla vera esistenza, dove ogni istante è un’opportunità per scoprire e connettersi, per sentirsi vivi in un mondo che ha quasi dimenticato cosa significasse essere presenti.
I Presenzialisti sono solo un piccolo seme, ma da quel seme potrebbe nascere un intero boschetto di consapevolezza, pronto a prosperare. La sfida è lanciata: un nuovo futuro si costruisce nel rispetto dell’attimo, e la lotta per il “qui e ora” è solo all’inizio.