Israele e il gruppo sciita Hezbollah, sembrano vicini a raggiungere un accordo per il cessate il fuoco, secondo fonti israeliane e libanesi. L’intesa potrebbe mettere fine a un conflitto che ha causato migliaia di vittime dall’inizio della guerra di Gaza, nell’ottobre 2023.
Un alto funzionario israeliano e il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou-Habib, hanno espresso ottimismo sulla possibilità di un accordo, che allieverebbe le tensioni sul secondo fronte aperto per Israele, già impegnato nel conflitto con Hamas a Gaza.
Il gabinetto di sicurezza israeliano dovrebbe riunirsi in settimana per approvare il testo dell’intesa durante un incontro presieduto dal premier Benjamin Netanyahu; successivamente, si attende una dichiarazione congiunta sul cessate il fuoco da parte del presidente uscente statunitense Joe Biden e del presidente francese Emmanuel Macron, come riportato da fonti libanesi.
In una conferenza a Roma, il ministro degli Esteri libanese Bou-Habib, (presente ai Med Dialogues, organizzati da Farnesina e Ispi), ha espresso speranza che l’accordo per porre fine alla più grave escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah dal 2006, possa essere finalizzato nei prossimi giorni.
Secondo quanto riferito, l’intesa prevede il ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano e il dispiegamento dell’esercito libanese nell’area – storicamente una roccaforte di Hezbollah – entro 60 giorni. In cambio, Hezbollah si impegnerebbe a ritirare le sue forze militari dalla zona a sud del fiume Litani.
Bou-Habib ha dichiarato che l’esercito libanese sarebbe pronto a schierare almeno 5000 soldati nel sud del paese, mentre Israele si ritira. Gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo cruciale nella ricostruzione delle infrastrutture distrutte dai bombardamenti israeliani.
Da parte sua, il ministro della Difesa israeliano , Israel Katz ha sottolineato che Israele esigerà una applicazione rigorosa del cessate il fuoco da parte delle Nazioni Unite e adotterà una politica di tolleranza zero in caso di eventuali violazioni.
L’accordo garantirà a Israele la libertà di operare in Libano per difendersi da minacce future poste da Hezbollah, consentendo inoltre ai residenti sfollati del nord di Israele di tornare nelle loro abitazioni in sicurezza, ha spiegato il portavoce del governo israeliano, David Mencer.
Nonostante i segnali di un possibile accordo diplomatico, i combattimenti continuano. Ieri, (lunedì 25 novembre, ndr), i raid israeliani hanno colpito le periferie sud di Beirut, controllate da Hezbollah, mentre il gruppo sciita ha lanciato nuovi razzi contro il territorio israeliano.
L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso preoccupazione per l’escalation in Libano, dove quasi cento persone – tra cui donne, bambini e operatori sanitari – sono state uccise dai raid israeliani negli ultimi giorni.
Israele ha affermato di colpire solo obiettivi militari in Libano e Gaza, cercando di limitare i danni ai civili, e ha accusato Hezbollah di utilizzare la popolazione civile come scudo, accusa che il gruppo nega. D’altra parte, se non si fossero dimostrati sproporzionatamente esagerati i dati riferiti alle morti civili, difficilmente l’accusa della Corte Penale Internazionale de L’Aia, di crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti del premier Netanyahu e di Gallant avrebbe trovato una forma definitiva.
Dall’inizio delle operazioni a settembre, Israele ha inflitto pesasnti perdite a Hezbollah, uccidendo il leader Sayyed Hassan Nasrallah e altri comandanti di alto rango, oltre a bombardare le aree considerate sotto il controllo del gruppo.
I negoziati per il cessate il fuoco si basano sulla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che nel 2006 pose fine all’ultimo conflitto su larga scala tra Israele e Hezbollah. Tuttavia, rimangono divergenze su alcuni punti: Israele intende mantenere il diritto di condurre azioni militari nel sud del Libano contro “minacce imminenti“, un punto contestato da Beirut.
Fonti libanesi riferiscono che il testo dell’accordo non include tale concessione, ma Israele avrebbe raggiunto un’intesa separata con gli stati Uniti per intervenire in caso di necessità.
Il conflitto ha causato ad oggi in terra libanese oltre 3750 morti, e costretto oltre un milione di persone a abbandonare le proprie abitazioni, degradandosi a rango di sfollati, secondo il ministero della Salute libanese. Nel nord di Israele, gli attacchi di Hezbollah hanno ucciso 45 civili e 73 militari.
F.B.