Nella settimana contro la violenza sulle donne, un gruppo di studenti dell’istituto Nautico San Giorgio di Genova ha deciso di protestare pubblicamente per la bizzarra decisione del dirigente scolastico, dott. Paolo Fasce, di consentire l’utilizzo di alcuni parcheggi per motorini vicini all’ingresso della scuola solo alle studentesse. La decisione – e la conseguente protesta – è legata a una circolare diffusa lo scorso 7 novembre, con la quale il preside ha statuito l’interdizione per le moto degli studenti di sesso maschile.
Il preside ha cosi motivato il suo gesto: “….la decisione che ho preso va a tutela della persona delle studentesse… Agli studenti del Nautico di sesso maschile, coloro che si rechino a scuola in scooter, resta la possibilità di parcheggiare nei numerosi parcheggi esistenti sotto la sopraelevata. Ed è proprio lì che, sovente, all’ora di ingresso a scuola, sono presenti maschi, adulti, a volte alterati dall’uso di alcol o droghe, figure in un certo senso poco rassicuranti per una studentessa. (…) Se cercare di tutelare la sicurezza della studentesse è discriminazione, ne vado fiero“.
In pratica, secondo l’illuminato dirigente gli studenti di sesso maschile potranno liberamente essere sottoposti al rischio di trovarsi in situazioni di potenziale pericolo determinate da particolari fattori ambientali (presenza di persone dedite all’uso di droghe o alcol, etc), e solo le studentesse sono degne di essere tutelate.
Il preside Paolo Fasce cambierà poi versione rispetto alle prime battute, ma ormai s’era tradito, e adesso la protesta degli studenti si sta rapidamente allargando alle associazioni contro le discriminazioni. Infatti, lo stesso dirigente sembra ignorare del tutto che soprattutto gli adolescenti e i ragazzi più giovani sono facili vittime di aggressioni, talvolta anche mortali – si pensi al caso di Willy Montiero Duarte e ai tantissimi altri omidici che si verificano ogni anno e le cui vittime sono appunto giovanissimi uomini – e che la quasi totalità delle aggressioni in ambiente scolastico (dentro e fuori la scuola) vede come vittime soggetti di sesso maschile.
Ammesso e non concesso quindi che la logica di un provvedimento simile è quella di tutela il sesso che più è a rischio, quello più colpito, il capolavoro di “discriminazione positiva“ del preside Fasce doveva essere di segno opposto, e anche in quella ipotesi sarebbe stato simmetricamente e inversamente discriminatorio. In ogni caso, si tratta di un provvedimento aberrante, poichè suggerisce che il valore della vita e della incolumità degli uomini vale meno di quella delle donne, e che i primi sono, in qualche modo, sacrificabili.
Un dirigente assennato ed esperto, casomai, avrebbe dovuto rappresentare pubblicamente la situazione di pericolo determinata dalla presenza di soggetti inclini alla criminalità sollecitando le istituzioni ad intervenire, e indire un tavolo con le autorità (prefetto, sindaco, organi dei corpi dello Stato quali Polizia e Carabieri, esposti in Procura) onde porre rimedio alla situazione. Invece, un soggetto apicale e per di più con il ruolo di massimo educatore, anzichè trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di rivolgersi alle istituzioni, ha scelto consapevolmente una misura da segregazione razziale per liberarsi del problema.
Tuttavia, nella fretta di apparire rispettoso della narrazione dominante che fa delle donne l’unico genere da tutelare, ha adottato una cura che è peggiore del male. Non contento di ciò, ha fatto ancora di peggio. Infatti, di fronte al dissenso espresso dai coraggiosi studenti, che hanno ricordato al dirigente e ai docenti il contenuto dell’articolo 23 del regolamento del Liceo Nautico (“…Ad ogni allievo e ad ogni allieva sono garantite pari opportunità d’inserimento, studio e partecipazione alle attività d’istituto”), nonchè l’articolo 3 della Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali“), il preside ha risposto adducendo la necessità di tutelare l‘incolumità delle studentesse, e che “L’intento non è mai stato quello di discriminare gli studenti maschi, ma di portare l’attenzione su un tema cruciale come quello della sicurezza e della tutela delle donne, anche in contesti quotidiani come la scuola”. Una motivazione puramente ideologica, quindi, in base alla quale il preside si sente autorizzato a disinteressarsi dell’incolumità degli studenti di genere maschile.
Da lì in poi, il dirigente ha cominciato ad arrampicarsi sugli specchi: “…non si tratta di favoritismi, ma di un’occasione per ribadire l’importanza di garantire spazi e condizioni di equità per tutti“.
Certo, tutti tranne gli studenti maschi (faceva prima a dire “tutte“, e il cerchio si sarebbe chiuso).
Non si sono distinti per equità e senso civico nemmeno molti docenti del Nautico, secondo i quali “il tema centrale della settimana contro la violenza sulle donne rischiava di essere oscurato da una polemica percepita come secondaria…“. A costoro, hanno fatto eco anche alcuni giovani studenti che hanno difeso la decisione del dirigente scolastico, interpretandola come un’occasione per riflettere sui temi della parità e del rispetto (e questo la dice lunga su quanto certi dogmi femministi, certe ideologie malsane, siano ormai diffuse tra le giovani menti più influenzate da chi dovrebbe insegnare l’uso del pensiero critico).
Se c’è qualcosa da imparare da questa vicenda incredibile, è che alla narrazione iper-femminista, quella che porta avanti il concetto di discriminazione positiva del genere maschile, è stato concesso dal corpo insegnanti di molte scuole italiane un accesso pericoloso al mondo della Scuola, grazie al quale molte organizzazioni condizionano non poco la sfera del pensiero collettivo a dispetto di valori fondamentali quali il confronto democratico, i principi di uguaglianza e il rispetto dei diritti di tutte le persone, senza distinzione di genere, religione, preferenze politiche ed altro ancora.
Alcune associazioni a tutela dei diritti civili hanno già annunciato la richiesta formale di azioni in sede disciplinare contro il preside Paolo Fasce, affinchè certi episodi non debbano ripetersi.