Nella giornata di oggi martedi 3 dicembre, Israele ha minacciato di riprendere la guerra in Libano, avvertendo che eventuali futuri attacchi, colpirebbero più in profondità e prenderebbero di mira direttamente lo stato libanese. L’avvertimento segue il giorno più sanguinoso dall’inizio della tregua con Hezbollah, siglata la scorsa settimana.
Con toni duri mai adoperati dall’accordo del cessate il fuoco che ha posto fine a quattordici mesi di conflitto con Hezbollah, Israele ha dichiarato che riterrà il Libano responsabile per il mancato disarmo dei militanti che violano la tregua.
“Se torneremo alla guerra, agiremo con forza; penetreremo più a fondo, e la cosa più importante che devono sapere è che non ci sarà più alcuna esenzione per lo stato del Libano“, ha dichiarato il primo ministro della Difesa israeliano Israel Katz durante una visita al confine settentrionale. “Finora, abbiamo distinto lo stato del Libano con Hezbollah, ma in futuro non sarà più così“, ha aggiunto.
Nonostante la tregua, le forze israeliane hanno continuato a condurre attacchi contro presunti militanti di Hezbollah, accusati di ignorare l’accordo e di non arretrare oltre il fiume Litani, a circa trenta chilometri dalla frontiera.
Ieri, (lunedi, ndr), Hezbollah ha bombardato una postazione militare israeliana, mentre autorità libanesi hanno riferito di oltre dieci morti causati da raid aerei israeliani; oggi, un altro civile è rimasto ucciso in un attacco con drone, secondo quanto riportato da fonti libanesi.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che ogni violazione della tregua – anche minima – sarà punità. “Stiamo facendo rispettare questa tregua con il pugno di ferro“, ha dichiarato prima di una riunione del governo nella città di Nahariya – vicino al confine settentrionale. “Siamo in una tregua, non fine della guerra“.
Nel frattempo, altri funzionari libanesi hanno chiesto a Stati Uniti e Francia di fare pressione su Israele affinchè rispetti il cessate il fuoco, denunciando decine di operazioni militari israeliane considerate violazione da Beirut. Secondo fonti politiche libanesi, il premier uscente Najib Mikati e il presidente del Parlamento Nabih Berri – alleato di Hezbollah, e negoziatore dell’accordo – hanno avuto contatti con la Casa Bianca e l’Eliseo nella serata di ieri.
Mikati, ha dichiarato all’agenzia di stampa libanese che sono in corso intensi sforzi diplomatici per fermare le violazioni israeliane della tregua; ha inoltre annunciato un piano di reclutamento da parte dell’esercito libanese per rafforzare la presenza militare nel sud del paese. A questo proposito, è fondamentale ricordare la notizia di circa una settimana fa – già fornita tra l’altro da Paeseroma – per cui l’Unione Europea sarebbe in procinto di stanziare un finanziamento da duecento milioni di euro, alle forze armate libanesi.
Un portavoce del Dipartimento di Stato statunitense – Matt Miller – ha affermato ieri che la tregua sarebbe ancora effettiva e in corso, e che eventuali microviolazioni erano state purtroppo previste.
L’accordo entrato in vigore il ventisette novembre, vieta a Israele di condurre operazioni militari offensive in Libano e impone a Beirut di impedire attacchi da parte di gruppi armati – incluso Hezbollah. L’intesa concede a Israele due mesi per ritirare le sue truppe dal sud del Libano.
Una missione guidata dagli Stati Uniti è incaricata di monitorare e fare rispettare l’accordo, ma non è ancora operativa. Mikati ha incontrato nella giornata di ieri a Beirut il generale statunitense Jasper Jeffers, presidente del comitato di monitoraggio.
Secondo fonti vicine alla vicenda, il rappresentante francese nel comitato – il generale Guillaume Ponchin – arriverà a Beirut domani, (mercoledì 4, ndr),e la prima riunione si terrà giovedì.
F.B.