Il quotidiano Paese Roma non ha padroni che impongono ai loro dipendenti giornalisti di scrivere le menzogne utili al padrone. Noi siamo liberi ed indipendenti più dei magistrati impegnati nelle loro faide interne. Infatti, tutti si intestano il bene dei bambini ma le notizie sono tutte false.
“L’inferno sono gli altri”. Nel nostro viaggio siamo andati oltre l’umano, siamo saliti in alto per toccare la stella polare, siamo scesi negli abissi della terra dove abita un fuoco eterno. Abbiamo disegnato una retta sulla carta dell’universo, ma non siamo stati in grado di indicare il punto mediano, essendo la retta infinita.
Noi siamo polvere, ma vi stupiremo nel raccontare la sofferenza dei bambini, i figli della nostalgia e del destino. Sono obbligati ad emigrare dal loro nido dove sono nati per trovarsi prigionieri nel mondo inesplorato della follia, per essere trascinati nell’abisso del dolore da personaggi folgorati da un delirio di onnipotente crudeltà, che non trova eguali nel tempo recente della storia umana, oltre le stesse guerre di religione e quelle per la conquista di territori.
Dispersi, spariti nei luoghi dell’orrore, i bambini subiscono le punizioni più atroci, le torture più spietate. Un ingranaggio infernale, un cubismo di giudizi, una scomposizione della ragione, una frantumazione di azioni criminali in un mondo di stravolte figure umane. Restare immobili è essere conniventi con il crimine e noi non lo saremo. E’ bene che i carnefici lo sappiano perché non ci sono alibi o ipocriti perdoni.
Il linguaggio è povero ed incolore, incapace di cogliere le stagioni dell’anima, le emozioni delle primavere che annunciano la gioia di vivere, l’ebrezza dell’incontro con le passioni, gli struggenti eventi che la mitica potenza del fato assegna.
Non si può descrivere e capire il pianto e il sorriso di un bambino, la sua tristezza eterna per aver perso la mamma o la sua felicità per poter vivere accanto a lei. Il bambino vive in un labirinto dove non trova l’uscita per il pessimo esempio che legge negli adulti per questo chiede di avere fede, di pentirsi dei peccati; il tratto tra la nascita e la morte è breve e non ci sarà pace.
La nascita e la vita è un’attesa della morte secondo le traiettorie del destino e coloro che danno la morte ai bambini o resi mutilati non sono degni di appartenere al genere umano.
L’attrazione verso l’altro, il desiderio dell’abbraccio di un corpo, la ricerca del piacere, genera i figli che testimoniano la sacralità della Creazione per tutte le religioni che celebrano la legge divina della Natura, che assicura la conservazione della specie umana, la santificazione della Madre, la Grande Madre Terra, Conceptio Homini, l’Annunciazione, la Madonna. L’anima è immortale e vive nel corpo che non può morire.
L’atto sessuale è all’origine di ogni specie nei modi e nelle forme, come nelle denominazioni quale appunto la parola “amore” che ha segnato la storia dell’umanità. L’aurora dei narratori, lo spirito dei poeti, i conflitti tra il Bene e il Male, i tentati e gli errori della ricerca scientifica. Dalla tribù alle società opulente, dai graffiti alle belle arti, dal nomadismo alle lotte per il potere, dalla raccolta del cibo alla produzione agricola, dal crudo al cotto. Dalla industrializzazione sfrenata alla fame nel mondo. La fine delle comunità primitive e l’avvento delle lotte di conquista di territori ricchi di risorse naturali e di minerali, il predominio degli uni sugli altri. Dal dono, l’ospitalità al viandante smarrito, al dominio di popoli verso altri popoli privi di armi spinti ad emigrare dalla terra che li ha visti nascere per fame e per sete.
Chi dirà “Buon Natale” ai bambini palestinesi sopravvissuti mutilati nel corpo e nell’anima? Chi porgerà la mano ai loro genitori? Gli ebrei? quelli che hanno crocifisso Gesù ?
Ciò che diciamo non è la verità, il destinatario del messaggio pensa altro. È l’incomunicabilità. L’amore è un abbraccio disperato all’altro sapendo di essere soli.
Di Carlo Priolo