Finora il governo dei due Assad si era tenuto in piedi grazie al sostegno della Russia e alle primavere arabe del 2011. Venticinque anni sui quali nessuno poteva scommettere all’inizio di questa impresa. Ora che la Siria è in mano del movimento jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts) non c’è da stare tanto allegri, però.
IL passaggio ha molti dubbi inquietanti, primi tra questi i rapporti che riuscirà a tenere con i curdi, i cristiani e yazidi e gli sciiti, minoranze che sono riuscite a convivere grazie ad un alchimia non sempre governata da principi liberali ma imposta con il segno del comando imposto dall’influenza di non proprio indipendente dalla propria terra.
Le prime dichiarazioni del leader subentrato, Ahmad al-Sharaa, garantiscono sulle minoranze presenti ma parlano in modo inquietante di purificazione di questa terra. E quando il governo di una nazione assurge ad espressioni come “purificazione” c’è sempre da temere dagli effetti di tanto misticismo. Di sicuro i gruppi allotri non vengono distaccati dal resto del corpo sociale con naturale eduzione ma con vera e propria repressione. Ma dobbiamo stare a vedere.
Aleppo è posta a momento centrale del governo politico del paese. L’amministrazione affidata a una persona di religione cristiana. Si recepisce l’inizio di un pluralismo che potrebbe far bene sperare per il futuro. Ma c’è un convitato di pietra che aleggia in tutta questa storia: il ritorno dell’Isis.
Ed è in questo che senso che all’espressione “rinascita siriana” va data una declinazione specifica per la quale solo la propria storia potrà dirci alcunché. Rituali gli appelli delle altre realtà nazionali. Ovvio il richiamo a più miti sentimenti. In questa fase c’è una spinta al regolamento di conti in cui consiste il paragrafo più inquietante di questa continua guerra medio orientale.
Joe Biden nelle ultime dichiarazioni da presidente continua a far guai. Esplicita anti-diplomaticamente questa situazione fattuale sulla quale i commentatori possono congetturare liberamente ma dalla quale un capo di Stato dovrebbe astenersi. “Siamo consapevoli del fatto che l’Isis cercherà di approfittare di qualsiasi vuoto per ristabilire le proprie capacità” – Biden sta parlando ovviamente della Siria. E aggiunge senza perifrasi: “non lo permetteremo!”
E sempre Biden di nuovo non le manda a dire quando esplicita: “le forze statunitensi hanno condotto decine di attacchi aerei di precisione in Siria, colpendo accampamenti dell’Isis e operatori dell’Isis”. Bello parlare così. Tra un mese la responsabilità di tenere fede a tutto questo non graverà più sulle sue spalle.
Ma i più preoccupati sono gli israeliani. Possiamo dire che questa nuova non ci voleva per loro. Probabile argomento per addivenire a più miti consigli. Chiudere i bellicismi per provvedere a tenere sotto controllo il proprio territorio. Ma le premesse non dicono niente di buono neanche da parte loro. Hanno infatti varcato i confini come non facevano dal lontano 1973, ai tempi della guerra del Kippur. Hanno dichiarato di aver colpito arsenali o centri di produzione di armi chimiche grazie a razzi aventi lunga gittata. Tolgono il giocattolo in mano all’Isis prima che ne possa fare un uso a loro danno. Prevenire è meglio che curare. Questo capovolgimento in Siria però poteva essere previsto ma non lo ha fatto nessuno.