L’aria gelida di Neo-Cracovia pizzicava il volto di Anya mentre osservava la vetrina illuminata del “Magazzino della Gioia Natalizia”.
Dentro, bambole meccaniche sorridevano con una inquietante perfezione, addobbi sintetici scintillavano sotto luci a LED, emanando un freddo artificiale che contrastava con la promessa di calore natalizio. Questo era il Natale 2077: un’iper-produzione consumistica, un’etichetta attaccata a un’esperienza sterile, priva dell’autenticità che le generazioni passate ricordavano con malinconica nostalgia.
La “bontà natalizia”, un tempo spontanea espressione di empatia umana, era diventata un algoritmo, un dato quantificabile e manipolabile. Corporazioni come “JoyTech” vendevano pacchetti di “emozioni natalizie” calibrati con precisione scientifica: dosi pre-determinate di affetto virtuale, la giusta quantità di nostalgia programmata, una simulazione di calore familiare ottimizzata per massimizzare l’efficienza dei consumi.
Il gesto di donare era ormai un’operazione finanziaria, contabilizzata e dedotta dalle tasse. La carità, una volta spontanea effusione del cuore, era diventata un investimento programmato, un’offerta a fondi fiduciari gestiti da intelligenze artificiali che calcolavano l’impatto sociale con fredda precisione matematica. La generosità non scaturiva più dalla compassione, ma da una combinazione di incentivi fiscali e algoritmi di reputation management.
Annya, con la sua vecchia pelliccia di eco-lana e le mani screpolate dal freddo, osservava i cittadini benestanti immersi nelle simulazioni olografiche dei “Natali Idealizzati”, mondi virtuali dove la neve cadeva a comando e le famiglie sorridevano in perfetta sincronia. Quel Natale era un’oasi di perfezione fredda, un’illusione di calore che celava la profonda solitudine della società iper-connessa e disumanizzata.
La vera bontà natalizia, quel seme di umanità che aveva resistito per millenni, si era rifugiato nelle crepe del sistema, nei sotterranei delle città, nei piccoli gesti di gentilezza silenziosa e discreta tra i dimenticati, gli esclusi dal sistema. Era una fiammella che bruciava debolmente, minacciata dall’inverno tecnologico, ma ancora viva, un faro di speranza nella notte distopica del Natale 2077. Una speranza che, forse, un giorno, potrebbe tornare a riscaldare il mondo.