Il mondo digitale, teatro di incessanti battaglie commerciali, ha trovato un nuovo campo di battaglia: le recensioni online.
Un recente verdetto del Tribunale di Roma getta luce su una realtà spesso sommersa: la guerra spietata contro la concorrenza sleale, combattuta con l’arma insidiosa delle recensioni false.
La sentenza, emessa nell’ambito del caso Reparadora Italia contro Difesa Debitori, rappresenta un importante precedente giuridico. Il Tribunale ha infatti ordinato l’oscuramento di 221 recensioni negative ritenute false e strumentalizzate per screditare la società romana operante nel settore della ristrutturazione dei debiti. L’accusa di concorrenza sleale si estende anche a Trustpilot, piattaforma di recensioni online accusata di inerzia di fronte alle numerose segnalazioni di Reparadora Italia.
L’ordinanza, frutto di un’accurata analisi delle prove presentate, evidenzia la natura artificiale della campagna diffamatoria. Una consulenza di parte, avvalendosi anche di un’unità di psicologia investigativa, ha dimostrato che la stragrande maggioranza dei commenti negativi proveniva da fonti non verificate, rivelando un’orchestrata operazione di “guastatori digitali”. L’utilizzo di un lessico omogeneo e la scarsa correlazione tra i recensori e l’effettiva clientela di Reparadora Italia rafforzano ulteriormente questa tesi.
L’inerzia di Trustpilot, di fronte a oltre 300 segnalazioni nel solo trimestre marzo-maggio, è stata considerata dal Tribunale una grave violazione degli obblighi contrattuali e del codice civile. La piattaforma, accusata di non aver adottato misure adeguate per tutelare la società danneggiata e di aver rifiutato la condivisione della documentazione acquisita, si trova ora coinvolta in un contenzioso di notevole rilevanza.
Questo caso, oltre a evidenziare la pericolosità delle recensioni false come strumento di concorrenza sleale, sottolinea la necessità di una maggiore vigilanza da parte delle piattaforme online e di una più incisiva tutela giuridica per le aziende vittime di tali pratiche. L’ordine di oscuramento, pur circoscritto alle recensioni esplicitamente diffamatorie, rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro la disinformazione digitale.
La recente approvazione del Ddl PMI, che introduce nuove norme per regolamentare le recensioni online, apre una prospettiva di maggiore trasparenza e sicurezza. La possibilità di recensire solo servizi effettivamente acquistati, entro un termine limitato e con verifica dell’identità, rappresenta un’importante strumento di contrasto alla proliferazione di recensioni false e manipolate. Il cammino verso un ecosistema digitale più equo e trasparente è ancora lungo, ma la sentenza del Tribunale di Roma segna un punto di svolta, confermando l’importanza della giustizia nella difesa del mercato e della reputazione delle aziende.