Pace giusta, non imposta da un dominatore presso il dominato. Lavoro, non sfruttamento e nuova schiavitù. Diritti, nel senso dell’avanzamento del diritto di cittadinanza. Astensionismo, male silente della democrazia e vero nemico da battere in questa fase.
Sono i capisaldi sul quale si incentra il discorso agli italiani di fine anno del Presidente della repubblica. Sergio Mattarella evidenzia subito che quello lasciato alle spalle è stato un anno difficile in cui due conflitti sono ancora in piedi. In più si è aggiunta la crisi siriana.
Lo stile dell’Onorevole Sergio Mattarella è sempre asciutto e volto a toccare senza infingimenti i nodi da sciogliere nella nostra realtà.
Diventa primario, quindi, parlare di pace ma facendo bene attenzione a non echeggiare argomenti demagogici. Il Presidente evidenzia quanto sia necessario trovare la via per la pace. Ma questo non può significare sterilizzazione dei conflitti. La pace deve invece essere in grado di difendere i diritti e restituire giustizia.
Sergio Mattarella nel suo discorso presidenziale tende però anche a infondere fiducia. Partire da ciò che funziona. Solo sulla comunità coesa ed equa si può fondare il motore della crescita.
Chiaramente nel sistema-italia ci sono molte cose da rettificare. La sicurezza e i tanti morti sul lavoro, il precariato, le difficoltà dei giovani costretti a cercare lavoro all’estero, i femminicidi inarrestabili.
Come sempre il Presidente parla a reti unificate alle ore 20,30 nell’ultimo dell’anno. Il suo decimo discorso agli italiani tende specificamente a toccare i nodi caldi della democrazia. Un valore, un sistema di vita, un metodo di funzionamento della società, non solo la capacità di costruire una gerarchia. Quindi la democrazia “si invera ogni giorno nella vita delle persone e nel mutuo rispetto delle relazioni sociali: non è fatta solo di regole, ma si nutre della partecipazione dei cittadini” (Ansa).