Dopo oltre due anni di stallo politico, il Parlamento libanese ha eletto nella giornata di oggi il generale Joseph Aoun – comandante delle forze armate – come nuovo presidente della Repubblica.
L’elezione di Aoun arriva in un momento critico per il paese, segnato da una profonda crisi economica e politica; la mancanza di un capo di Stato aveva aggravato ulteriormente l’instabilità istituzionale, paralizzando le riforme necessarie.
Aoun, considerato un alleato degli Stati Uniti, ha collaborato per anni con l’esercito americano, guadagnandosi il sostegno di Washington. L’elezione rappresenta un importante successo per l’amministrazione Biden, che ha lavorato dietro le quinte per promuovere la candidatura di Aoun, sfruttando l’indebolimento di Hezbollah nel conflitto con Israele per rompere l’impasse politico.
Per superare la norma che impone ai militari un periodo di due anni prima di candidarsi a cariche politiche, Aoun aveva bisogno di almeno 86 voti su 128 parlamentari.
Nel primo turno di votazione, Aoiun non ha conseguito i consensi necessari a causa dell’astensione di diversi deputati affiliati al movimento sciita Amal e a Hezbollah. Tuttavia, il generale ha successivamente incontrato i rappresentanti di queste forze politiche, assicurando loro una rappresentanza adeguata per la comunità sciita nel prossimo governo.
Nel secondo turno di votazione, Aoun ha invece raccolto 99 voti, garantendosi la presidenza.
Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita hanno lavorato insieme nelle ultime settimane per favorire l’elezione di un nuovo presidente libanese; sebbene non abbiano dichiarato pubblicamente, il loro sostegno ad Aoun, fonti vicine ai negoziati confermano che i tre paesi lo consideravano l’unico candidato di consenso.
Il presidente americano Joe Biden ha inviato il suo messo speciale – Amos Hochstein – a Beirut per incontrare Aoun, leader politici e parlamentari, facilitando il dialogo.
La svolta decisiva è arrivata ieri, (mercoledì, ndr), quando Suleiman Frangieh – candidato sostenuto da Hezbollah – si è ritirato dalla corsa, annunciando il proprio appoggio ad Aoun.
Secondo fonti statunitensi, l’indebolimento di Hezbollah, aggravato dalle perdite subite nel conflitto con Israele e dal crollo del regime di Assad in Siria, ha giocato un ruolo chiave nello sblocco della situazione. Il movimento sciita ha dovuto rinunciare al veto su candidati non graditi – come appunto Frangieh, ndr – mentre l’Iran, suo principale alleato, non ha interferito nel processo elettorale.
L’elezione di Aoun, con ogni probabilità rafforzerà il sostegno occidentale al governo libanese e alle forze armate, già dispiegate nel sud del paese nell’ambito dell’accordo del cessate il fuoco, prevista nelle immediate future settimane.
Nel suo discorso di insediamento, Aoun ha promesso di governare nel rispetto dello stato di diritto, e di garantire che il monopolio delle armi resti prerogativa dello Stato; ha ribadito l’impegno del Libano nel rispettare l’accordo di cessate il fuocon con israele e gli obblighi internazionali. Sul fronte della politica estera, Aoun ha dichiarato che il Libano adotterà una linea di neutralità positiva, lavorando per migliorare le relazioni con il fronte occidentale e quello orientale, nel rispetto della sovranità nazionale e delle decisioni indipendenti del Paese.
F.B.