In questi primi giorni dell’ anno ci sono stati quattro uomini morti e uno ancora ricoverato in gravi condizioni. Il caso di cui si parla di più in questi giorni nei media è quello di Marco Magagna e Stella Boggia. Secondo il popolo dei social, e di molti giornalisti “lei sì è difesa” “lui se l’ è andata a cercare”, come a dire che ogni singolo uomo morto per mano della compagna o moglie si è meritato di essere stato ammazzato.
Nei vari post dei social o sotto gli articoli dei giornali si leggono commenti della serie: “ha fatto bene ad ammazzarlo” ” meglio un brutto processo che un bel funerale “chissà cosa le avrà fatto per spingerla ad ucciderlo!” Ci si chiede, esistono motivi validi in Italia per farsi giustizia con le proprie mani? Assolutamente no! Siamo in uno stato di diritto e questo stato ha il monopolio della giustizia in base alla Costituzione e al Codice Penale.
Non siamo ripiombati ai tempi del Far west, ma l’arroganza del femminismo vorrebbe, anche se non lo dice esplicitamente: con tutte le donne che muoiono per “femminicidio”, è giusto che gli uomini paghino con la vita. Seguendo questo ragionamento dato che in Italia ci sono ogni anno una ventina di neonati e bambini uccisi dalle madri, bisognerebbe per giustizia uccidere queste donne? Una cosa del genere è da barbari non da una società civile e giusta.
Anche soprassedendo dal pensiero delle persone comuni, la domanda nasce spontanea:i giornalisti cosa ne hanno fatto della loro etica? Titoli che condannano l’ uomo a prescindere da qualunque processo, si legge ovunque nelle testate un’ unica visuale delle cose, uomo-carnefice donna-vittima.
Assurdo che in uno stato di diritto vi sia tanta disonestà giornalistica, un falso politicamente corretto a tutti i costi, soprattutto menefreghismo totale della vittima e dei suoi cari, amici e parenti che si vedono uccidere due volte la persona a loro cara prima dall’assassina poi dall’ideologia imperante dell’io ti credo sorella,… no sorella, non ti credo la giustizia deve fare il suo corso e non si può condannare qualcuno sulla base del niente.
Sfugge il perché quando si parla del genere femminile si vorrebbe che la giustizia sia operabile in prima persona secondo i propri criteri personali, se sei donna puoi esercitare violenza ed anche uccidere, questo il messaggio che la societa, il femminismo, i social, i media trasmettono ogni giorno assolvendo donne e madri assassine. Questo atteggiamento alla fine influenza anche il sentire comune della società portando anche gli operatori della giustizia a comportarsi seguendo le chiacchiere dei media e dei social, da cui le varie lamentele sul fatto che il carcere non è per le donne (frase che ritorna sui media nel caso del rarissimo suicidio in carcere di una donna, mentre la maggioranza dei suicidi in carcere sono attuati da uomini con numeri annui impressionanti). Il risultato finale è che le donne hanno in generale pene più lievi a parità di reato e hanno maggiore facilità di accedere ai benefici per i carcerati (come il lavoro esterno).
A questo proposito è degno di nota il Report dell’ associazione Antigone che per dimostrare che gli uomini sono i violenti per eccellenza dimostra inequivocabilmente due cose:
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Le donne compiono gli stessi reati degli uomini;
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a parità di reato non scontano la stessa pena “grazie ad attenuanti di genere”;
Si legge nel report: “Il volume della delinquenza femminile non ha mai raggiunto il livello di quella maschile. I dati, infatti, hanno costantemente evidenziato che le donne delinquono meno degli uomini, compiono reati meno gravi e presentano meno probabilità di recidiva. Attestandosi costantemente attorno al 4%, quindi, la percentuale di donne ristrette in carcere risulta inferiore al numero di donne annualmente denunciate, il cui tasso si attesta intorno al 18%.”. Questo dato appare essere praticamente costante nei tre anni dal 2019 al 2021. Parliamo di denunce, che, se assumiamo donne e uomini commettere gli stessi reati, nel 64% casi saranno archiviate (fonte Il Sole 24 Ore ), e del restante 37% solo la metà, in media, esiteranno in condanne, non tutte con pena da scontare in carcere.
Interessante il fatto che le donne denunciate in Italia sono il 18%, mantenendo la stessa proporzione degli uomini le condanne sarebbero circa 1/5 ma dai dati del Report di Antigone il rapporto tra condanne e carcere sarebbe di 1 su 10 per le donne e di 6 su 10 per gli uomini, infatti, solo un 3-4% delle donne, a parità di reato con l’ uomo, sconta poi il suo debito con la giustizia in carcere. Privilegi di genere.