Salve, partiamo subito in quinta. Cosa ne pensa dell’ A.I. applicata al fenomeno artistico?
L’intelligenza artificiale è lontana anni luce dal pensiero umano. Non basta un computer che analizza ed elabora algoritmi per arrivare al più insignificante dei pensieri umani. La memoria nonostante defluisca dalla mente umana con il sopraggiungere delle malattie e del decadimento della carne , è consustanziale all’emozione che magari si prova davanti ad un prato fresco di primavera, a profumi nascosti dell’infanzia e non può essere assolutamente sostituita dall’A.I. Quest’ultima ci potrà servire per migliorare le condizioni sociali e di salute ma non quelle spirituali ed artistiche! L’arte è sempre frutto dell’intuizione umana e l’A.I. potrà al massimo eseguire la famosa ”Banana” (sapete bene a cosa mi riferisco!) Essa è l’espressione più alta della decadenza del pensiero umano, che finisce nel tempo in cui nasce a differenza di un David di Michelangelo Buonarroti.
In questo mondo sempre più arido l’arte è fondamentale per una connessione al vero sè. La funzione dell’arte è più legata ad una terapia dell’anima oppure funge da collegamento diretto con il trascendente?
La funzione dell’arte fin dall’alba dei tempi è sempre stata quella di raccontare la storia umana con le sue conquiste, i suoi amori ed afflizioni. Essa parla tramite simboli e quindi ha la funzione di unire e di aggregare ed ha sempre perseguito l’idea del bello: il bello è arte. Quando vado a San Luigi dei Francesi a Roma e vedo la vocazione di San Matteo io rimango folgorato e stupito senza bisogno di audio guide! L’arte si racconta da sé e non necessita di alcuna mediazione perché è sintetica e diretta. Qualche decennio fa la NASA ha inviato nello spazio una navicella con all’interno una copia dell’uomo vitruviano di Leonardo a testimonianza di come l’arte cerca di gettare ponti ovunque, anche tra gli incommensurabili spazi siderali.
”Caravaggio rappresenta il non plus ultra della bellezza pittorica italiana. Artista della Controriforma, ha saputo dignificare l’essere umano nelle sue disparate sfaccettature. Quando osservo Caravaggio, mi ricordo il passo liturgico latino ‘domine non sum dignus’” – Jean Marie Gervais
Caravaggio e Michelangelo , due autori da te molto amati. Ci descrivi la sostanziale differenza tra i due e quale daresti la palma di ‘genio italico’ ?
Caravaggio e Michelangelo sono due giganti della storia umana. Io ho avuto modo di studiare Caravaggio soprattutto dopo la mia scoperta del marzo 2021 quando mi ritrovai in un’asta spagnola e intuii che il quadro che avevo difronte era un autentico Caravaggio l ‘ ecce homo’ semplicemente per il fatto che osservare un quadro del Caravaggio è come attraversare un portale che ci avvicina sempre più a Dio, una sostanza che ci attraversa tutti come una fonte di energia sconosciuta. Caravaggio nella sua breve vita, morì a 39 anni, realizzò circa 100 opere mentre Michelangelo, vissuto quasi 90 anni, ha elaborato opere ciclopiche come il David alto ben 5 metri ! Tra i due non scelgo nessuno in particolare perché entrambe mi hanno dato e continuano a darmi tanto. Dopo aver scritto il libro ”Caravaggio. Il portale per arrivare a Dio” mi sto cimentando a scrivere un libro su Michelangelo e vi dico che è un impresa ardua ! La mia intenzione però e quello di rendere fruibile a tutti ,e non ad una stretta cerchia, il pensiero Michelangiolesco. Il mio libro si focalizza sulla cappella Sistina in particolare sulla distanza di quei due cm e mezzo tra il dito di Adamo e il dito di Dio: la fede umana è tutta in quello spazio, io ti vedo…ti percepisco….ma non ti tocco.
Abbiamo veramente capito chi fosse realmente Caravaggio?
Tramite il mio libro ”Caravaggio. Il portale per arrivare a Dio” ho cercato di spiegare Caravaggio attraverso ogni sua pennellata ed ambientazione. Ho compreso Caravaggio attraverso quei codici di accesso nascosti nelle sue opere dove risiedono le risposte. Non basta leggere gli studi di critici d’arte dell’epoca che non descrivono a dovere il cuore delle opere caravaggesche ma si limitano ad una sterile critica. Tutti hanno descritto Caravaggio come un puttaniere, assassino, tutt’altro! Non era un uomo avvenente e dedicava più di 12 ore al giorno alla pittura. Dal 1597 , data del suo presunto arrivo a Roma al 1610 ,anno della sua morte, dipinse oltre 100 opere conosciute e di certo non avrebbe avuto tempo per andare in giro per osterie a fare guasconerie! Nel famoso pomeriggio del 28 maggio 1606 quando avvenne questa lite furiosa tra lui e Ranuccio Tomassoni, che vide quest’ultimo morire per circostanze del tutto casuali. Se non ci fosse stato questo accidentale omicidio forse la sua arte si sarebbe potuta arenare ed affievolirsi , invece proprio dal 1606 la sua arte si è evoluta acquisendo note tenebrose mai prima manifestate.