La guerra in Ucraina, un conflitto sanguinoso e devastante, sembra avvolgersi in un vortice di incertezze, dove l’esito finale rimane un enigma avvolto da speculazioni geopolitiche e da una fitta rete di alleanze, o presunte tali, tra i principali attori in campo.
Due scenari, apparentemente contrastanti, si delineano all’orizzonte: un’Ucraina stremata ma resiliente, che potrebbe trovare una via d’uscita tramite negoziati, e un’escalation del conflitto con possibili conseguenze imprevedibili a livello globale. In questo complesso scenario, la figura di Vladimir Putin emerge come il fulcro di ogni analisi, sollevando un interrogativo cruciale: il leader russo arriverà alla fine desiderata da solo o potrà contare sull’involontario appoggio di un alleato inatteso come Donald Trump?
La narrazione ufficiale russa dipinge una guerra di liberazione contro una minaccia nazista, una narrazione smentita dalle evidenze sul campo. Tuttavia, la propaganda, sapientemente orchestrata, ha in parte influenzato l’opinione pubblica internazionale, alimentando dubbi e divisioni. In questo contesto, la presenza di figure come Trump, che hanno espresso apertamente simpatia per le posizioni di Putin e criticato l’azione della NATO, rappresenta un’arma a doppio taglio. Le dichiarazioni del tycoon americano, pur non traducendosi in un’azione concreta di sostegno militare, possono comunque alimentare divisioni all’interno della comunità internazionale e indebolire il fronte occidentale.
È fondamentale, però, distinguere tra le possibili influenze indirette e un vero e proprio sostegno diretto. Mentre l’amministrazione Biden e gli alleati europei mantengono una linea unita nel fornire aiuti militari all’Ucraina, la presenza di voci dissonanti, come quella di Trump, crea un terreno fertile per la diffusione di disinformazione e per alimentare i dubbi sull’opportunità della guerra stessa. Questo indebolimento del consenso internazionale, anche se indiretto, potrebbe essere un vantaggio per Putin, che ne potrebbe trarre un beneficio strategico nei negoziati.
D’altro canto, la prospettiva di una vittoria di Putin da solo non può essere esclusa. La resistenza ucraina, pur eroica, ha un costo umano ed economico elevato. La guerra di logoramento, che Putin sembra intenzionato a perseguire, potrebbe alla fine esaurire le risorse ucraine e mettere sotto pressione i paesi occidentali. L’eventualità di una vittoria russa, sia pure a prezzo di un enorme costo umano e territoriale, non può essere quindi sottovalutata.
In conclusione, l’esito del conflitto ucraino rimane incerto. Mentre Putin potrebbe aver beneficiato dell’esistenza di figure come Trump per indebolire il fronte occidentale, la sua vittoria finale non è garantita. La guerra di logoramento, se protratta, rischia di esaurire anche la capacità di resistenza russa. L’intreccio di fattori politici, economici e militari rende difficile tracciare una linea netta che possa definire il vincitore. La fine della guerra in Ucraina non sarà determinata da una singola azione, ma da una complessa interazione di forze, in un drammatico gioco di potere le cui conseguenze si estenderanno ben oltre i confini del paese martoriato.
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