La censura moderna sembra aver sviluppato un’ossessione per la riscrittura della storia culturale e musicale. In un’epoca in cui si invoca il rispetto per l’espressione individuale, diventa paradossale vedere brani modificati o censurati per non urtare la sensibilità di alcuni. La recente polemica legata alla serata cover di venerdì scorso a Sanremo, festival vinto dal giovane Olly, ne è un esempio emblematico.
Durante la serata dedicata alle cover, Fedez, in gara con la canzone Battito, ha scelto di esibirsi in un duetto con Marco Masini sulle note di Bella Stronza. Tuttavia, già prima del festival, il Carlo Conti aveva anticipato che il brano sarebbe stato adattato ai tempi. Il conduttore toscano, ospite della trasmissione Cinque Minuti di Bruno Vespa, aveva infatti svelato che alcune parti sarebbero state modificate per rendere il testo più adatto al pubblico odierno.
Nel duetto tra Masini e Fedez, il brano non è stato stravolto, ma le parti più crude del testo originale sono state appositamente tagliate e sostituite con versi più edulcorati scritti dallo stesso Fedez. La scelta ha acceso il dibattito: si tratta di un’operazione di sensibilità o di un ulteriore segnale della crescente tendenza alla censura preventiva?
I versi originali di Bella Stronza raccontavano una storia di rabbia e frustrazione sentimentale: “Mi verrebbe da strapparti quei vestiti da puttana / e tenerti a gambe aperte finché viene domattina”. Un’espressione dura? Senza dubbio. Ma è proprio questa visceralità a rendere autentica una canzone. Se censuriamo la rabbia di un uomo tradito, dovremmo allora rivedere anche Gli uomini non cambiano di Mia Martini, dove si afferma: “Gli uomini ti uccidono e con gli amici vanno a ridere di te”. Perché nessuno ha mai chiesto di edulcorare queste parole?
Nel panorama della poesia, ritroviamo la stessa dissonanza. Leonora della Genga, nel suo Tacete, o maschi, attaccava apertamente l’arroganza maschile, affermando che le donne possono “governare imperi e maneggiare armi”. Perché accettiamo la critica al maschile senza filtri, ma quando la rabbia viene espressa da un uomo in musica diventa un problema da correggere?
E che dire del rock e del rap internazionale? I Rolling Stones, in Midnight Rambler, descrivevano il comportamento violento di un assassino con toni inquietanti. Eminem, in Kim, immagina di uccidere la sua ex moglie. Eppure, queste canzoni sono rimaste intatte nel tempo, considerate testimonianze artistiche di un determinato stato emotivo e contesto sociale.
Censurare la musica e la poesia significa rimuovere un pezzo della nostra esperienza umana. L’arte non è mai stata pensata per essere “adatta ai tempi”, ma per raccontare verità universali attraverso le emozioni. Accettare questa deriva significa accettare un mondo in cui tutto deve essere filtrato, addolcito e adattato per evitare di offendere qualcuno. E in un panorama culturale in cui tutto è “aggiornabile”, la vera vittima è la libertà d’espressione.