Ogni volta che un paese impone un dazio, può farlo con motivazioni di difesa, ma è importante notare che, in molti casi, queste misure possono assumere anche un carattere aggressivo, utilizzate come strumenti di coercizione economica. Quando un paese colpito da dazi decide di rispondere con misure analoghe, si crea una situazione di stallo che danneggia entrambi i paesi coinvolti. La domanda che ci si deve porre è: a chi giovano realmente questi interessi? È evidente che gli interessi economici di pochi possono avere ripercussioni su molti, e alla fine sono i consumatori a pagare il prezzo più alto, spesso senza comprenderne appieno le cause.. I consumatori, infatti, si trovano a fronteggiare rincari che non sempre riescono a giustificare. Questo aumento dei prezzi, in molti casi, è il risultato di politiche poco trasparenti, attraverso le quali si cercano di raggiungere risultati che con approcci più chiari e diretti sarebbero difficili da ottenere.Negli Stati Uniti, la Cina è vista come la principale avversaria economica, e le preoccupazioni riguardo alla sua crescente influenza sono accentuate dalle risposte che il paese asiatico ha dato durante le precedenti guerre commerciali. Inoltre, ci sono timori per i metodi adottati dalla Cina per aggirare le normative protezionistiche. Il presidente americano ha ben compreso che limitare i dazi solo alla Cina non basta a fermare le merci cinesi dal raggiungere il mercato statunitense. Per questo motivo, ha esteso i dazi anche a paesi come Messico e Canada, e ha annunciato ulteriori misure nei confronti dell’Europa.Donald Trump utilizza la minaccia dei dazi come strumento di negoziazione, cercando concessioni sia da alleati che da avversari. Questa strategia potrebbe avere l’obiettivo di indurre i nemici a una maggiore cautela e incentivare gli alleati a compiere concessioni, come l’aumento della spesa militare o l’offerta di vantaggi strategici in altre aree geografiche.La flessibilità di Trump in queste questioni è condizionata dalla possibilità di giustificare le sue azioni come una risposta a minacce alla sicurezza nazionale o come una reazione a pratiche commerciali sleali. È importante notare che gli Stati Uniti, essendo la più grande economia del mondo e detentori della valuta di riserva globale, giocano un ruolo cruciale nella stabilità economica internazionale. La tassazione derivante dai dazi viene vista come un mezzo per finanziare lo Stato e, se associata a un apprezzamento del dollaro, non dovrebbe portare a inflazione né ridurre il benessere dei consumatori americani.Il presidente americano sostiene che le esternalità positive garantite agli alleati debbano ora tornare a beneficio dei cittadini statunitensi. Questa visione della politica economica non è frutto di una strategia improvvisata, ma si basa su considerazioni economiche ben articolate e complesse.In sintesi, la politica del presidente Trump prevede che ai dazi si affianchi una deregolamentazione e una diminuzione del ruolo dello Stato nell’economia, una combinazione che egli ritiene possa portare benefici ai cittadini americani. Tuttavia, è fondamentale interrogarsi su quali saranno le conseguenze a lungo termine di tali scelte, sia sul piano interno che su quello internazionale. La questione centrale rimane: come bilanciare gli interessi nazionali con le dinamiche di un’economia globale sempre più interconnessa?