INTERPRETAZIONE DA SOGNO OFFERTA AI “VECCHI TEMPI” DI PINTER
Gianfranco Tomei e la sua regia del celebre testo
Altro che la nostalgia dei vecchi tempi o “Bei tempi andati” dichiarati nel titolo dello spettacolo. Il regista Gianfranco Tomei offre agli spettatori una sua versione del celebre testo di Harold Pinter.
Le interazioni fra le tre personaggi dei “Vecchi tempi” si prestano a un’infinità di interpretazioni. È proprio qui la genialità dell’autore e l’originalità dell’intreccio. Sul palcoscenico, in un salotto di una casa borghese, parlano un uomo e due donne. Ma non è del tutto chiaro che rapporti esistono tra queste tre persone.
“Mi ricordo di te, morta” – dice una delle due amiche, e da questa battuta scaturisce una delle interpretazioni secondo cui il testo rappresenterebbe il mondo irreale esistente solo nella mente di una delle protagoniste dopo che quest’ultima uccide l’amica e l’uomo di cui era in segreto innamorata.
Molto ambiguo è il rapporto fra i due personaggi femminili. Luchino Visconti ha addirittura messo in scena il palese amore saffico con il nudo di Adriana Asti nel ruolo di Kate. Versione che è stata stroncata da Harold Pinter che, presentandosi a teatro a vederla, l’ha fischiata in sala e l’ha pesantemente contestata per iscritto. “Vecchi tempi” tornano in Italia solo trent’anni più tardi, con la regia di Roberto Andò che ne fa un’interpretazione molto più interiorizzata, intellettuale. Ciò che l’autore del testo apprezza.
Harold Pinter, Premio Nobel per la letteratura, ci lascia nel 2008. Ma mettere in scena un suo testo resta una grande responsabilità e, indubbiamente, una grande sfida. Il regista Gianfranco Tomei, le cui regie si arricchiscono delle sue esperienze da ricercatore nel campo della psicologia e da coach, studia attentamente il testo pinteriano e le varie interpretazioni che il pubblico ne ha potuto vedere, in Italia, nel Regno Unito e anche altrove.
La sua versione, “”I bei tempi andati”, è uno studio molto preciso dei tempi che furono, ma che assumono i contorni un po’ labili. Non si tratta più di ricordare solo degli anni sessanta di cui parla il testo, ma anche di alcuni decenni a seguire che il regista stesso si ricorda con amore. Ma la vena nostalgica non rende triste ciò che accade, al contrario. Più che il ricordo dei tempi che non tornano è il sogno che fa da protagonista. È la dimensione onirica a prendere il sopravvento. L’atmosfera è quella di un sogno, bello per antonomasia.
“Mi ricordo ciò che non è accaduto”, – sostiene una delle protagoniste anticipando il concetto di “effetto Mandela” (o “falso ricordo” / “confabulazione”). Fenomeno ricorrente, l’effetto Mandela sarebbe ricordare i fatti non così come sono davvero avvenuti (molte persone ricordano di Nelson Mandela morto in prigione negli anni ottanta In realtà, e morto nel 2013, dopo decenni di libertà).
Facendo quest’interpretazione, Gianfranco Tomei ci svela la ragione principale di ogni nostalgia e di ogni amore per i “bei tempi andati”. È la nostra mente che altera i ricordi e li rende più gradevoli presentandoci i fatti più in linea con ciò che avremmo gradito vivere. Ed è per quello che il ricordo si perde nelle nebbie del tempo e si ricongiunge con il sogno. L’atmosfera del sogno (o da sogno) che si crea ha qualcosa di magico.
Gli artefici di questa magia, sono gli attori, Giancarlo Villani (Deeley), l’anima ironica di questi “tempi andati”, Sabrina Tutone (Anna), l’icona di una sicurezza di sé che sfocia volutamente nell’aplomb e snobismo, e Arianna Cigni (Kate) a cui è affidato l’erotismo della storia, più suggerito e richiamato che esteriorizzato. Dietro l’immagine di una femme fatale, di una bella bionda di quest’attrice c’è molto di più. C’è la ricerca del non detto e non fatto, la seduzione con le parole oltre che con l’apparenza. E, anche qui, l’ironia.
Magiche, poi, sono le musiche di Georges Pascal Marchese e Gianmarco Mondi che richiamano gli anni sessanta dei Beatles. Oniriche, anche se fisiche e reali, sono le scenografie di Debora Troisi, in linea con le atmosfere dello spettacolo.
Vi invito a vedere “I bei tempi andati”, spettacolo la cui atmosfera vi avvolgerà e coinvolgerà così tanto che non vorrete a lungo uscirne.
Olga Matsyna