“Giorgia Meloni ha fatto bene a svelare il feticcio a cui la sinistra si è aggrappata sabato scorso, nella piazza multicolore e multiposizione politica per l’Europa, dove c’erano allo stesso tempo quelli che manifestavano per l’Europa della pace e quelli che manifestavano per l’Europa del riarmo. Una piazza divisa, che ha trovato una sorta di foglia di fico nello sventolare il manifesto di Ventotene”. Così Carlo Fidanza, capodelegazione di Fdi al Parlamento europeo, durante un’intervista a “Calibro 8” su Radio Cusano Campus.
“È importante – continua – in un Paese che dimostra di avere una maggioranza di elettori che non sta a sinistra, che la destra e il centrodestra ogni tanto rivendichino la propria diversità culturale: Giorgia Meloni l’ha fatto con rispetto, senza insultare i morti, senza fare apologia del confino a cui furono ridotti questi oppositori del fascismo, ma semplicemente rimanendo alla citazione letterale di un testo che non condivide, che non condividiamo, dicendo: ‘questa non è la nostra idea di Europa’.”
“Non parliamo semplicemente di acquistare cannoni, carri armati, mitragliette”, ha affermato Fidanza sul riarmo, “ma ragioniamo di un’idea di difesa più ampia, perché oggi sono diversi i domini in cui bisogna garantire sicurezza: per esempio la cybersicurezza, il dominio sottomarino (dove passano i cavi che trasportano i nostri dati sensibili e le nostre informazioni), la sicurezza dei confini (l’ immigrazione irregolare viene spesso utilizzata come elemento di pressione politica). Tutto questo per noi è sicurezza, e non è un modo per indorare la pillola, ma per far sì che tutti gli investimenti fatti in queste voci vengano calcolati ai fini del nostro contributo alla Nato”.
“Siamo tutti colpiti – conclude – dal fatto che adesso la Germania abbia sdoganato le pubbliche virtù del debito pubblico, dopo averci impedito per anni di aumentare le spese per i servizi per i cittadini. Prendiamo atto di questo nuovo mood, ma per noi non è importante avere semplicemente un ulteriore indebitamento, che nel nostro caso si sommerebbe a quello già gigantesco che abbiamo. Per questo, uno dei pochi risultati concreti del vertice di ieri è stata l’accettazione della proposta italiana di avere una parte di questo debito pubblico comune messo a garanzia pubblica europea per gli investimenti privati. Abbiamo un tessuto molto florido di industrie piccole e medie anche nel settore della difesa, non soltanto i grandi campioni nazionali come Leonardo e Fincantieri, quindi si può creare lavoro, sviluppo, crescita, risorse che poi possono essere distribuite proprio per migliorare quei servizi. È sbagliato contrapporre la spesa sociale al tema degli investimenti in difesa, ma ci tengo a dire che non un solo euro verrà distratto da questi servizi per spenderlo in armi: stiamo ragionando di investimenti ulteriori che possono generare una crescita economica importante, nuova occupazione, occupazione di qualità e nuovi introiti per lo Stato”.