Oggi alle ore 16 presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, Isabella riceve il premio alla carriera. L’attrice parla di quando a 42 anni «ero considerata vecchia e c’era poco lavoro per me». E del cambiamento degli ultimi anni nel segno dell’inclusività. invece di deprimermi, mi sono iscritta all’università e ho studiato etologia, perché mi sono sempre interessati gli animali. E poi, incoraggiata dal grandissimo Robert Redford, ho cominciato a dirigere i miei cortometraggi».
Caftano chiaro, sorriso di sempre, Isabella Rossellini oggi ha 71 anni e niente da nascondere. Racconta di sé, della carriera nel cinema e come modella, dei genitori Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. Nel secondo tempo della sua vita, dopo essere stata messa ai margini nel cinema, c’è la passione per gli animali e la natura, l’azienda agricola che racconta anche sui social. Racconta che è diventata «farmer per ignoranza e ottimismo», perché «a scuola ero una somara» ma «non volevo deprimermi». E così ha comprato i 15 ettari accanto a casa sua, a Bellport, sulla costa sud di Long Island, nello stato di New York. Dieci anni fa ha fondato una fattoria organica, la Mama Farm.
Isabella Rossellini racconta il suo rapporto con Lancôme, il marchio per il quale collabora prima come modella e poi come testimonial da 45 anni e che le hanno dato «la cosa più importante: l’indipendenza economica». Non tutti anni felici: l’attrice ricorda infatti quando nel 1994 fu cacciata dal marchio perché ritenuta troppo vecchia, a 42 anni. «Mi hanno detto che non volevano più lavorare con me perché “le donne sognano di essere giovani” e una donna di 42 anni non poteva rappresentare quello. Io non ero d’accordo, non sognavo di restare giovane, piuttosto di continuare a essere raffinata ed elegante». Poi, nel 2016, è tornata a lavorare con Lancôme. E oggi riflette sui cambiamenti che hanno investito il mondo dei marchi di bellezza: «All’inizio ero una modella anonima, dovevo togliermi la fede per fare le foto.
Poi sono diventata spokeperson, la mia identità era rivelata, dovevo parlare con la stampa. Oggi le pubblicità includono tante donne, non solo modelle: attrici, rapper, potesse, influencer. Di qualunque età, bellezza, provenienza». Come si è passati dalla modella giovane per forza all’inclusività? La spiegazione, per lei, sta nella «presenza delle donne nei posti di dirigenza, che sono state più inclusive. Gli uomini capivano solo un aspetto della bellezza: la seduzione. Che esiste ma non è l’unico».
Anna Rita Santoro