Sessant’anni fa, il 23 febbraio 1965, il mondo perdeva Stan Laurel, l’indimenticabile Stanlio, colui che insieme a Oliver Hardy ha formato la coppia comica più amata e duratura della storia del cinema. Ma Laurel non era solo un grande attore: era un perfezionista della comicità, un architetto del ridicolo, capace di trasformare la semplicità in arte e la risata in un linguaggio universale.
L’arte di Stanlio e Ollio: la risata senza tempo
Insieme a Oliver Hardy, Laurel ha dato vita a un duo comico perfetto, basato su un’alchimia irripetibile, creatasi tra il suo disarmante candore e l’apparente aria saccente di Ollio. La loro comicità andava oltre le semplici cadute, al di là di banali smorfie: era costruita su un ritmo impeccabile, su una gestualità studiata al millimetro e su una padronanza assoluta della gag. Laurel infatti non si limitava a recitare: era l’anima creativa del duo, colui che affinava le scenette e bilanciava le pause comiche ideando sketch e sceneggiature che ancora oggi fanno ridere intere generazioni.
Perché Laurel è una leggenda eterna
Se il grande Charlie Chaplin ha reso poetica la malinconia e l’indiscusso Buster Keaton ha dominato la fisicità della gag, Laurel ha portato la risata a un livello di naturalezza e immediatezza che nessuno ha più saputo e forse mai potrà eguagliare. Il suo segreto proveniva dalla capacità di far sembrare tutto spontaneo, quando in realtà dietro ogni suo gesto si nascondeva una meticolosa ricerca della perfezione comica. Con una semplice alzata di sopracciglio, un movimento delle mani o uno sguardo confuso, riusciva a scatenare un effetto esilarante senza bisogno di parole, di fini filosofici o eccessive meccaniche di scena.
E ancora oggi rivedendo loro straordinarie creature cinematografiche come i “Figli del Deserto”, “Il Compagno B”, o “Noi siamo le colonne” ritorna alla mente la solita vecchia domanda: come si fa non volergli bene? Eppure nella loro lunga esistenza, i due attori non son stati mai lontani dai problemi.
Otto matrimoni in due (5 Laurel e 3 Hardy), varie difficoltà finanziare per investimenti mal consigliati e alcune scelte artistiche errate che negli ultimi anni li hanno danneggiati in vari aspetti. Inoltre proprio Stan Laurel aveva la fama di essere una persona molto determinata, cocciuta, con volontà di imporsi sul lavoro e di arrivare a realizzare i suoi sogni artistici anche se questo voleva dire soffocare i pareri dell’amico, tenero e accondiscendente Hardy.
Questo descrizione stona con l’immagine dell’ingenuo Stanlio, il quale è lui stesso al contrario ad esser succube delle decisioni del più preponderante Ollio. Ma come spesso accade nell’arte non v’è coerenza tra persona e personaggio, tra cuore di carne e cuore di maschera.
Ciononostante il sempre amato Stan anche sul punto di morire è riuscito a far emergere la sua vena comica.
Durante il suo ultimo ricovero infatti si rivolse all’infermiera che lo accudiva: “Mi piacerebbe molto esser in montagna a sciare in questo momento”. “Le piace sciare sign.Laurel?” . “No lo detesto, ma è molto meglio che esser qui!”.
THANK YOU STAN.