Varato il Decreto Legge che permetterà alla giunta Marino di far fronte alle difficoltà economiche del Comune. 600 i milioni che sarà possibile ammortizzare. Ossigeno anche per i trasporti pubblici della città. All’interno della manovra previsto l’aumento dell’aliquota Irpef dal 1 gennaio
di Marco Caffarello
La storia si ripete. Come Alemanno nel 2008, anche il sindaco di Roma Ignazio Marino si avvarrà degli aiuti dello Stato centrale per porre rimedio allo stato di dissesto delle casse comunali. Oggi infatti, all’interno della manovra per la Legge di stabilità, è stato varato dal governo Letta un Decreto Legge in cui è presente, all’art. 4 comma 6, il cd. “pacchetto SalvaRoma”.
Il governo ha così risposto agli accorati appelli dell’ultimo periodo della giunta Marino, trovatasi al momento dell’insediamento al Campidoglio al cospetto di una realtà finanziaria della città da vero codice rosso, con un debito che superava gli 867 milioni di euro. La manovra del governo permetterà al Comune di ammortizzare ben 600 milioni da “scaricare” alla gestione commissariale, un commissariato straordinario istituito già nel 2008 proprio per far fronte alle difficoltà economiche riscontrate con l’amministrazione Alemanno. Stanziamenti dello Stato centrale che sono inoltre disciplinati nell’ambito della legge cd. “Roma Capitale”, varata il 3 ottobre 2010 con il governo Berlusconi, che conferisce all’urbe maggiori autonomie statutarie, territoriali ed economiche. In base alla stessa, il governo Letta ha potuto così erogare a favore delle casse del Campidoglio 485 milioni. Stanziamenti sono inoltre previsti, per un ammontare complessivo di circa 200 milioni, per rimpinguare le casse degli enti dei trasporti urbani e delle municipalizzate romane, come l’Atac e l”Ama. Crediti per il trasporto pubblico verranno anche dalla Regione Lazio, grazie a plusvalenze del gettito dell’Irap. Particolarmente grave è infatti la realtà del trasporto pubblico di Roma che, a detta di Marino, necessita più di ogni altro servizio di rapidi interventi. Così, infatti, dichiara il sindaco solo pochi giorni fa, e le sue parole non lasciano molto spazio all’interpretazione:«come facciamo a far camminare bus e metro senza un euro?Dobbiamo farci dare più soldi per il trasporto pubblico: Milano, con un terzo della nostra rete, prende 300 milioni.”
All’interno della stesso articolo è disciplinato dal governo, con il comma 7, l’aumento dell’Irpef a partire dal primo gennaio del 2014, sebbene il sindaco abbia più volte pubblicamente negato ogni possibilità d’incremento dell’addizionale comunale, che salirà con il nuovo anno dall’attuale 0,9% al 1,2%. Per il momento l’aumento resta congelato, ma è ovvio che una volta passata questa emergenza la giunta Marino si troverà nuovamente a fare i conti con l’amministrazione della città. Si stima, infatti, che il prossimo anno le entrate necessarie per far fronte alle spese del Comune saranno circa un miliardo di euro, in parte derivanti dalla “Trise”, il nuovo tributo previsto dalla Legge di Stabilità composto dall’accorpamento dell’ormai obsolete Tari ( tariffa dei rifiuti) e della Tasi (costi dei servizi indivisibili). Diversamente dai vecchi tributi, a pagare non saranno più solo i proprietari dei beni immobili, ma anche gli affittuari ed inquilini.
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