Cade oggi il quarto anniversario del decesso di Stefano Cucchi. Nonostante ieri è stato raggiunto l’accordo con l’ospedale Sandro Pertini per il risarcimento, la sorella Ilaria continua a promettere ‘giustizia’ al fratello Stefano
di Marco Caffarello
Sono passati quattro anni dalla mattina del 22 ottobre 2009, quando la signora Rita Cucchi si vide arrivare a casa i carabinieri per notificarle l’autopsia disposta sul cadavere del figlio Stefano. Dal giorno in cui Stefano Cucchi fu arrestato, il 16 ottobre, per il possesso di 21 grammi di hashish e qualche farmaco antiepilettico, la signora Rita era stata informata dall’autorità solamente dell’avvenuto arresto e successivamente del suo ricovero, senza dirle tuttavia il perchè.Da quel giorno la storia di Stefano non è più la storia di una tragedia, né la storia di un dolore familiare, ma è una storia ‘collettiva‘ come più volte ha volute ripetere la madre e come dimostrano le tante campagne, anche politiche, della sorella Ilaria. E’ di ieri la notizia del raggiunto accordo tra la famiglia Cucchi e l’ospedale Sandro Pertini, luogo dove morì Stefano, e a conti fatti l’unica struttura che la sentenza del 5 giugno della terza corte d’assise ha indicato come la responsabile del decesso del geometra trentunenne. La controversa e discussa sentenza (sentenza-stefanocucchi-la-gente-urla-assassini)condannò infatti in primo grado sei medici dell’ospedale, tra cui il primario Aldo Fierro per ‘omicidio colposo’, ovvero per aver abbandonato il ragazzo alla ‘fame’ e alla ‘sete’, ma assolse infermieri e sopratutto i quattro agenti di polizia penitenziaria, accusati dalla sorella Ilaria, letteralmente del “massacro” perpetrato nei confronti del fratello. Queste infatti le parole che Ilaria pronunciò gli istanti subito dopo la famosa sentenza:”Io non mi arrendo.Questa giustizia è ingiusta, mio fratello è stato massacrato. Non potrò mai perdonare coloro che me lo hanno portato via pensando che noi lo avessimo abbandonato. E oggi hanno calpestato Stefano e la verità. “Me l’hanno ucciso un’altra volta, ma noi andremo avanti», aggiunse la madre Rita.
Una sentenza, tra l’altro, che paradossalmente premia persino coloro che ‘infamarono’ la stessa dignità del ragazzo: come non ricordare, ad esempio, le parole dell’allora sottosegretario dello Stato Carlo Giovanardi che motivò la morte di Stefano per anoressia e tossicodipendenza, asserendo persino che fosse malato di AIDS, frasi di cui si pentì scusandosi con la famiglia? Da allora altri passi sono stati compiuti dalla famiglia Cucchi e, com’è ormai noto da tempo, prepara insieme ai suoi legali l’avvio del processo d’Appello affinchè, come ama spesso dire Ilaria, “sia fatta giustizia per Stefano”. L’accordo di ieri, raggiunto dall’avvocato Fabio Anselmo che prevede il risarcimento della somma di un milione 520mila euro, è dunque un ‘riconoscimento’ delle responsabilità delle parti che hanno poi portato alla morte del fratello. Così infatti riferisce ai giornalisti Ilaria Cucchi(non-parlo-soldi-ilaria-cucchi-risarcimento-morte-stefano)«Non voglio parlare di somme, voglio solo sottolineare che questa è una ammissione di responsabilità”. E sulla volontà di dare battaglia agli agenti di polizia penitenziaria, così aggiunge: ” Quei medici hanno fatto gravissimi errori, ma devono esser assicurati alla giustizia coloro che hanno pestato Stefano. Senza quel pestaggio riconosciuto dalla stessa corte d’assise mio fratello non sarebbe morto. Non avremo pace fino a quando non avremo verità e giustizia.” Da Pescara, intanto, per la ricorrenza del quarto anniversario della morte è partita una splendida iniziativa che si propone di realizzare un tappeto composto di sole f di foto grande cento metri quadrati raffigurante il volto di Stefano. Il progetto sarà esposto in piazza della Rinascita della città abruzzese dall’8 al10 novembre e vedrà la partecipazione nella giornata del 9 della sorella Ilaria.
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