Perugia, dopo il freddo omicidio della moglie a colpi di fucile operato da Francesco Rosi, si è levato un coro di indiscrezioni sui presunti «futili motivi» che avrebbero spinto il marito geloso a un atto così crudo – così come dichiarato da Rosi stesso al momento del suo arresto. Tra le ipotesi al vaglio dei carabinieri infatti c’è anche quella di una lite per motivi di gelosia, o semplicemente stando a quanto riportato su alcuni mezzi stampa nei giorni scorsi, una gelosia conclamata “tanto da farla seguire da un investigatore, secondo i racconti degli amici di Raffaella”.
Tra un coro ampio di sgomenti popolari per il terribile delitto accaduto, si leva anche la voce di un investigatore privato romano, Gianluca Santoni che sbotta «non vorrei che ora venisse messo alla gogna il collega di perugia qualora fosse vero che tale investigatore lavorasse per il marito. Il fatto e’ che noi come categoria ci occupiamo di molti tipi di indagini, ma personalmente il settore infedeltà ha sempre scaturito gelosia e psicosi in alcuni soggetti che si sono rivolti a me, che svolgo da 18 anni questa attività». Conclude Santoni «non vorrei che ci giudichino male o che venissimo accostatati a persone pericolose. Io da sempre seguo il cliente prima e dopo le notizie con un certo tatto e professionalità, di certo non posso sapere se a casa posseggono armi o coltelli o se siano sani di mente. La gelosia si manifesta in varie forme, l’mportante è che il collega sia un professionista autorizzato e che abbia registrato sugli appositi registri della polizia di stato l’ incarico professionale». Solidarietà e condoglianze ai familiari della vittima. ML