Fare in fretta e bene per superare la crisi di Atac e rilanciare la sua missione di trasporto pubblico nella capitale. Il nuovo Dg Atac, ingegner Marco Rettighieri, ha accennato al suo nuovo incarico romano nel corso della lectio magistralis che ha tenuto ieri all’università Ca’ Foscari di Venezia sul tema “Project Management in condizioni perturbate“, alla presenza di studenti, professori e manager d’impresa. Rettighieri ha esordito raccontando l’intensa esperienza fatta in occasione di Expo 2015 e ha anche tracciato le prime linee della sua missione in Atac.
“Per Expo – ha spiegato – abbiamo fatto in 7 mesi quello che si sarebbe dovuto fare in 3 anni e mezzo. Non c’era più tempo da perdere ed è stato necessario uno sforzo ed un impegno corale. Anche in Atac non c’è più tempo da perdere, bisogna agire velocemente“. Per riuscire è necessario “fare squadra mettendo in campo le migliori competenze disponibili. A Expo ho avuto carta bianca: anche in Atac è così. Lavorerò libero e in modo indipendente per curare questo progetto. La prima cosa da fare è cambiare l’organizzazione: a breve sarà varata la nuova macrostruttura che prevede una catena di comando corta proprio perché è necessario centralizzare le responsabilità. Stiamo poi già lavorando sui processi, programmando gli interventi: i tempi sono stretti e le scadenze saranno fitte e non c’è un ‘piano B’: il piano è uno solo e dovrà essere rispettato“.
Quanto alle prospettive, “il progetto Atac è sicuramente in condizioni perturbate, ma gli strumenti per venirne fuori sono chiari“, ha spiegato il nuovo Dg.
Il fattore umano sarà la variabile che farà la differenza: “Serve fare squadra. Sono consapevole che questa è un’espressione retorica della quale si è abusato, ma nella mia esperienza i problemi o sono di tutti – e quindi tutti fanno la loro parte – o rimangono lì, irrisolti. Nessun compartimento e nessuna protezione su singole aree o iniziative: il progetto di recupero di Atac deve permeare tutto e tutti e deve essere condiviso da tutti. Questa è la parte del lavoro più difficile su cui mi impegnerò e su cui chiederò a tutti i dirigenti di impegnarsi: sarà la cartina al tornasole per la sfida. Il Project Manager non fa miracoli: pianifica e lavora. Sono le qualità umane di chi lavora al progetto a fare la differenza“.
In conclusione Rettighieri ha rivolto un esortazione alle istituzioni affinché supportino il progetto di rilancio dell’azienda, che è uno degli asset strategici della capitale. “Chiaramente occorrerà tutto il supporto della “casa madre” così come accaduto per Expo. Allo stesso modo sarà fondamentale garantire il rispetto normativo di ogni iniziativa. A ciò servirà un confronto con Anac e con le avvocature competenti”.