Roma, III Municipio – La lettura che Silvana Marini propone a “Gli amici della lettura”, tratta di un recente ed interessantissimo libro di Akram Aysli, autore 75enne che nel suo romanzo ha denunciato le atrocità commesse contro gli armeni in una guerra tra l’Armenia e l’Azerbaijan, “guadagnandosi” una taglia sulla sua testa da parte di un partito di maggioranza di quest’ultimo paese.
Di seguito una breve recensione di Silvana Marini
Sogni di pietra
Milano, Guerini e Associati, 2015
La vicenda di Sogni di pietra è ambientata nell’Azerbaijan, paese situato tra l’Armenia, l’Iran e la Georgia, a lungo membro dell’URSS nel corso del Novecento.
Islamico e con forte componente turca che si perde nei secoli, è uscito da poco, ma imperiosamente alla ribalta, per le risorse energetiche e si è fatto notare di recente, il 19 giugno, per avere ospitato nella capitale, Baku, il Gran Premio di Formula Uno.
A Roma ha finanziato il recupero e il restauro delle catacombe di San Marcellino e Pietro a Tor Pignattara.
I campionati europei di calcio sono stati poi tappezzati da pubblicità di prodotti dell’Azerbaigian.
L’argomento su cui è imperniato il libro è la rivalità sanguinosa tra questo paese e l’Armenia, per la contesa del Nagorno-Karabak, rimasta irrisolta dal 1994.
La narrazione verte sulla persona di Sadaj Sadykly, attore azero di primaria grandezza, che viene ridotto in fin di vita da un pestaggio di ragazzi che avevano massacrato un armeno come bravata estemporanea.
E tutto il procedimento del racconto consiste su due piani: nei nebulosi ricordi dell’attore in coma, che rievoca la sua antica e giovanile amicizia con gli armeni, dei quali apprezzava la laboriosità e il forte sentimenti religioso che si esprimeva nelle 12 chiese della cittadina di Ajlis, dove l’attore era vissuto da giovane, ma dove aveva infuriato anche uno spaventoso massacro degli armeni nel 1919.
I pochi astanti presenti – il medico che l’assiste, l’infermiera, la moglie, a tratti il suocero – condividono la sua sensibilità.
E su un altro piano domina il disagio, sempre più accentuato di Sadaj, per il carrierismo vuoto che dilania l’Azerbaigian.
Il fondo dell’ispirazione del libro è il pessimismo sull’ eventualità futura che qualcosa possa cambiare anche con «tutta questa cagnara della perestrojka […] che è solamente un’arma nella lotta per il potere», mentre al popolo è sempre taciuta la verità.
E conclude: «Si può commettere qualsiasi porcheria, tanto, alla fine, i colpevoli saranno sempre gli armeni».
Quanto a Sadaj, oltre che in coma verrà colpito da ictus e spirerà continuando a pensare agli armeni e alle iniquità di cui sono vittime.
Per ulteriori notizie sull’iniziativa è possibile consultare il sito della parrocchia San Ponziano, www.sanponziano.net
Buona lettura
Riccardo Evangelista