Lo scatto di queste festività natalizie mostra un italiano in panciolle sul divano – tra pc, tablet, iphone e Wii– o a tavola – tra haute cousine o must della tradizione -, distratto da cinema o a teatro, pellegrino in chiesa o visitatore sporadico nei musei e nelle piazze, chiacchierone nei bar, rilassato al mare, in montagna o in città, sognante fra bancarelle e luminarie, vicino l’albero di Natale, naturale o artificiale, e davanti al presepe vivente o allestito, indifferentemente da solo in coppia con amici familiari o sconosciuti. Ben tre giorni di festività, Vigilia, Natale e Santo Stefano, ma trascorsi velocemente. Cosa è successo mentre si festeggiava? Cos’è successo mentre non c’eri?
Parafrasando ironicamente e con effusione una frase, leitmotiv di un social network molto in com’è twitter, parliamo senza approfondimento, e quasi come in un rotocalco, ricordando soltanto la rassegna dei titoli di spicco e primo piano, croce e delizia, del mondo delle news di queste 72 ore natalizie, con gli immancabili dati relativi a percentuali e statistiche del periodo, cercando di non perdere qualcosa lungo la cronaca ma omettendo l’ovvio ciclico annuale.
Trattiamo subito l’allegro e gioioso argomento regali, per poi passare alla tavola e lasciamo a conclusione le brutte notizie. I consumi natalizi, hanno fatto registrare percentuali vicine allo zero, attestandosi intorno a +0,3 % e un incremento del 3,1% per il settore enogastronomico, unico dato positivo seguito da quello dell’elettronica di consumo e dei giocattoli. Il bilancio è dell’O.N.F., l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il quale segnala anche una nitida distinzione nel Paese, tra i consumi per i regali natalizi al Nord e quelli relativi al Centro-Sud. Nel dettaglio, la spesa per ogni famiglia è stata di circa 124,11 euro, pari ad un giro di affari di circa 3,10 miliardi. Rispetto allo scorso anno, non è cambiato il trend dei festeggiamenti: la preferenza delle famiglie va all’ambiente casalingo, in ribasso le presenze nei locali della ristorazione, dai ristoranti alle pizzerie. Un pensiero speciale, il pensiero di ciascuno di noi, è stato rivolto soprattutto alle zone del Centro Italia colpite dal terremoto nei mesi scorsi: oltre alla solidarietà continua e in ogni forma, si è manifestato preferendo l’acquisto dei prodotti tipici, quei prodotti di base dell’economia locale, da portare sulle tavole per pranzi e cenoni.
Riportiamo, uno su tutti i settori d’intrattenimento, quello più gettonato, per dare un’idea di come gli italiani hanno trascorso, oltre che a casa, parte delle ore di Vigilia, Natale e Santo Stefano. Si considererà, per questione di spazi, solo un cartoon e un film. In base a siti e pubblicazioni sull’andamento delle pellicole in sala in questo lungo weekend delle feste natalizie, i botteghini del cinema svelano che Oceania, il nuovo film d’animazione della Disney, è il film più visto in Italia: primo al box-office con 3,6 milioni di euro di incassi in cinque giorni nelle sale (1,9 milioni di euro solo a Santo Stefano). Per quanto riguarda la commedia italiana, c’è Poveri ma Ricchi, il cosiddetto cinepanettone, con Christian de Sica ed Enrico Brignano, 1,3 milioni di euro per il film, che sale a 3,9 milioni complessivi, ed è al terzo posto.
E’ arrivato il tempo delle dolenti note. I successivi saranno argomenti tristi e dolorosi, comunque presenti nelle giornate di Vigilia, di Natale e Santo Stefano, a cui a malincuore non è possibile sottrarsi. Ieri, 26 dicembre, a Sulmona, l’ultimo saluto a Fabrizia Di Lorenzo, la giovane vittima italiana dell’attentato al mercatino di Natale di Berlino del 19 dicembre scorso. Sono stati presenti, ai funerali, il Capo dello Stato Mattarella, che la vigilia di Natale aveva accolto la salma di Fabrizia all’aeroporto di Ciampino in arrivo dalla Germania, e il ministro dell’Interno Marco Minniti. Nel silenzio rispettoso del momento, si è aperto un varco melanconico per l’eco delle dure parole dell’omelia del vescovo di Sulmona, Angelo Spina, sui giovani, sul lavoro, sulla violenza, sul dono della vita e sulla pace, che non sono rimaste immobili e sterili nella cattedrale dove si sono svolte le esequie. Come un colpo di coda, le parole hanno seguito il feretro della giovane e si sono mescolate al lungo applauso che la ha accolta all’esterno. Come un lacrimevole commiato le parole si sono unite all’affetto dei genitori che hanno seguito la bara. Il sorriso di Fabrizia rimarrà nei cuori di chiunque, presenti e non, riportando a galla i sorrisi di giovani vite che all’estero, per studio o per lavoro, hanno trovato il punto d’arrivo del loro destino. Mera fatalità. La parentesi commemorativa spontanea è per le sette studentesse italiane del programma Erasmus, che hanno perso la vita nello schianto del bus con l’autovettura in Catalogna, alle 6 del mattino di domenica 20 marzo scorso, lungo la AP-7 vicino Freginals, nella zona di Tarragona, in Catalogna, Spagna. Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, sono i nomi delle ragazze scomparse a causa dell’incidente stradale: il pullman faceva parte di un convoglio di cinque automezzi che rientrava a Barcellona da Valencia, dove gli studenti avevano assistito alla notte dei fuochi, la celebre Fiesta de las Fallas. Un breve ricordo evocativo va anche a Valeria Solesin, la giovane ricercatrice di origine veneziana, impegnata a svolgere un dottorato in demografia all’IDEM, Istituto di Demografia dell’Università della Sorbona, e morta un anno fa, venerdì 13 novembre, a Parigi, nell’attacco terroristico del Bataclan ordito dallo Stato Islamico. Mesta digressione spetta a Giulio Regeni, il dottorando italiano dell’Università di Cambridge nato a Trieste, il quale si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo e che fu rapito il 25 gennaio 2016 (giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir). Il suo corpo torturato, mutilato pieno di contusioni, abrasioni, lividi, ferite da taglio e seminudo, fu ritrovato il 3 febbraio successivo nel deserto, lungo la strada Cairo-Alessandria, alla periferia del Cairo. La cause del decesso di Giulio Regeni, si ipotizzano in relazione ai legami che Regeni aveva con il movimento sindacale, il quale obietta il generale Abd al-Fattah al-Sisi, presidente egiziano. A tutt’oggi la verità sull’uccisione di Giulio Regeni è oggetto di dibattito politico e tensioni diplomatiche tra il nostro Paese e l’Egitto.
Il giorno di Natale – festa della bontà e della dolcezza – è stato altresì offuscato dalla perdita di una stella del panorama musicale, George Michael, l’icona degli anni ottanta con la band degli Wham!, insieme ai Duran Duran, agli Spandau Ballet e ai Culture Club. Quegli anni ’80 etichettati quali anni di cambiamento del Novecento, solo apparentemente frivoli e leggeri, hanno segnato il cammino di molti quarantenni di oggi. L’improvvisa scomparsa di George Michael è stata causata da un problema cardiaco ed è stato uno shock per i fan e non solo. L’artista di Last Christmans (canzone natalizia di successo del 1984, che non raggiunse mai la vetta della classifica dei brani più venduti, usata da molte persone come colonna sonora anche di questo Natale) diventò famoso in tutto il mondo proprio grazie a questo singolo. Sarà amaro canticchiarlo ancora sapendo che lui non c’è più.
Maria Anna Chimenti