L’appuntamento è stato previsto per il 14 settembre, dentro il cortile della Sapienza. Peccato che l’evento sia totalmente privo di autorizzazioni del caso: inclusa quella della casa di distribuzione cinematografica, la Lucky Red. Ma i collettivi dietro all’evento lanciano la sfida e annunciano che proietteranno comunque la pellicola, nonostante le diffide.
La casa di distribuzione avrebbe infatti ‘invitato’ gli organizzatori dell’evento studentesco a posticipare la proiezione della pellicola, che sarà ufficialmente trasmessa il 12 settembre su Netflix e, a Roma, in sei sale.
Quelle foto terribili, dolorosissime del volto tumefatto di Stefano Cucchi le conosciamo tutti. Tutti sappiamo anche che Stefano è morto in una maniera assurda e ingiusta: come ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, «Non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello stato.»
Pochi, in realtà, sanno esattamente chi fosse Stefano Cucchi, e cosa gli è accaduto dalla notte in cui è stato arrestato – con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti – alla mattina in cui è stato trovato morto, in ospedale, sei giorni dopo.
Sulla mia pelle si prende la briga di colmare questo vuoto, e di certo non è un compito facile, perché la ferita del caso Cucchi è ancora aperta, e perché nonostante siano passati quasi nove anni dal 22 ottobre 2009, una verità giudiziaria sulla sua morte non è ancora stata stabilita. Allora, quello che han fatto il regista Alessio Cremonini e la sua co-sceneggiatrice Lisa Nur Sultan è aggrapparsi ai fatti, ai dati, alle carte processuali, e cercare di ricostruire rimanendo con determinazione e tanta serietà su quel cammino stretto stretto, e piuttosto accidentato, che unisce la responsabilità della cronaca e le esigenze del cinema. Michel Emi Maritato