Per il ministro Luigi Di Maio l’obiettivo è tornare indietro di 7 anni, a prima della riforma Monti del 2011 (decreto Salva Italia) che liberalizzò gli orari degli esercizi commerciali (negozi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita) e dei pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande (bar e ristoranti)..
Per Confcommercio «una regolamentazione minima e sobria è una via percorribile e imprescindibile».Plauso da parte di chi ha sempre osteggiato la liberalizzazione, come Filcams-Cgil e Confesercenti, perché «ha causato la chiusura di migliaia di negozi che non potevano sostenere aperture 24 ore su 24 e 7 giorni su 7».
Anche Fiepet, associazione di commercianti capitolini sarebbe favorevole alle novità introdotte da Luigi Di Maio. Il suo presidente, Claudio Pica, spiega: «accogliamo la proposta, ma ovviamente aspettiamo dal governo una corretta regolamentazione»
Dal fronte dei ‘no’, si alza impetuoso Matteo Renzi: «Obbligo assurdo». Al progetto annunciato da Di Maio ha replicato Matteo Renzi, via Facebook: «Obbligare tutti alla chiusura domenicale, come vuole Di Maio, è assurdo: significa semplicemente far licenziare tanti ragazzi». Ha scritto il senatore del Pd: «Fateci caso: come per il decreto dignità, Di Maio tira fuori queste idee quando è in crisi di visibilità. Gli serve tenere l’attenzione su di lui, altrimenti fagocitato da Salvini. Ma per inseguire i post di Salvini, Di Maio distrugge posti di lavoro.
Giuliano Borgna